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Il dissesto idrogeologico al quartiere Salinella

La Salinella è un quartiere della periferia di Taranto a forte rischio idrogeologico che necessita di urgenti interventi di messa in sicurezza, più volte annunciati e mai realizzati.

Il quartiere della Salinella si trova in una conca rispetto al resto della città e prende il nome proprio dalle vaste aree paludose che vi insistono. L’area fu oggetto di bonifiche già a partire dalla dominazione francese e poi nel periodo seguente all’unità d’Italia, con interventi volti a debellare la malaria, poi conclusisi fra le due guerre.

La conformazione geomorfologica dell’area è a strati: quello più profondo è spesso 1 km ed è formato da rocce calcaree. Su queste poggia uno strato di argilla dello spessore di 80 metri circa e, più in superficie, arenarie calcaree, limi argillosi e sabbiosi di spessore massimo di 2 metri ed infine, nell’area della Salina Piccola, insistono importanti quantità di residui inerti provenienti da recenti attività edilizie abusive, spesso anche ad elevato rischio ambientale.

Le piogge riescono a permeare gli strati dei residui edili e del limo sabbioso, ma la loro permeazione nel terreno viene arrestata dai limi argillosi, trovando come unica strada verso il sottosuolo qualche frattura del terreno, comunque del tutto insufficiente a drenare le acque, soprattutto nel periodo autunnale ed invernale. Ne consegue che le aree permangono in un costante stato di umidità, con la formazione di invasi persistenti e ruscelli d’acqua spontanei che si fanno strada fra gli ostacoli posti dall’uomo nel quartiere. Per di più la presenza della falda di superficie finisce per intersecare il piano campagna in occasione di importanti precipitazioni. Le piogge estive invece tendono invece ad evaporare.

LE CRITICITA’
Agli inizi dell’800 furono realizzati dei canali di bonifica allo scopo di prelevare le acque dai bacini naturali della Salina Piccola e drenarle nel vicino mar Grande, ma oggi risultano in pessimo stato di manutenzione e pertanto inservibili.
Ad aggravare il quadro vi è la totale assenza, nelle aree urbanizzate, di una rete di raccolta e smaltimento delle acque bianche, cui si aggiungono pendenze di terreni e piazzali realizzate in modo arbitrario e spesso proprio in direzione di aree già critiche.

RISCHI
Nel breve periodo persisteranno fenomeni di allagamento dei piani sotterranei degli insediamenti abitativi, nel medio-lungo periodo, anche in considerazione degli eventi climatici sempre più imponenti, l’avvallamento nel quale ricade il quartiere potrebbe venire coperto interamente dalle acque.

COSA OCCORRE FARE
L’intera area necessiterebbe di bacini di raccolta delle acque piovane, con relativa canalizzazione verso il mar Grande, mediante la rimessa in pristino, in primis, dei canali già esistenti.

A CHE PUNTO SIAMO?
La Regione Puglia ha già previsto i fondi necessari alla cosiddetta “messa in sicurezza idrogeologica” del quartiere, con l’avallo dell’Autorità di bacino. Nella progettualità prevista vi sono anche aree parchi e percorsi per la mobilità sostenibile. Occorre però che il Comune arresti ogni forma di espansione urbanistica dell’area. A tal proposito vale la pena sottolineare che, forse non a caso, la città attende il nuovo Piano Urbanistico Generale dal lontano 1978…