Ambiente

Taranto ancora una volta soffocata dalle emissioni ENI!

“In seguito al forte maltempo che ha interessato l’area di Taranto nel primo pomeriggio di oggi (21/8/2018),la Raffineria ha subìto un blocco totale delle attività a causa dei numerosi fulmini che hanno coinvolto l’area impianti.”
Con queste parole, Eni motiva la forte puzza che nel primo pomeriggio del 21 agosto 2018 ha invaso la città e che è stata percepita fino in periferia e oltre.
Secondo l’azienda, l’accensione delle torce, e  quindi il fumo nero prodotto dalle stesse, visibile a chilometri di distanza, ela puzza prodotta dalla combustione di idrocarburi, è una normale procedura di emergenza in questi casi. Inoltre, come riferito dal direttore dello stabilimento, Michele Viglianisi, a Luciano Manna di Peacelink e Fabio Millartedel WWF che si sono recati sul posto per chiedere delucidazioni, per via delle forti pioggie, un “troppo pieno” nell’impianto di trattamento delle acque, ha causato uno sversamento in mare di acqua mista ad idrocarburi. Sul luogo dello sversamento è intervenuta la Capitaneria di Porto.
Quindi immettere nell’aria sostanze puzzolenti,la cui natura sarà probabilmente chiarita da Arpa nei prossimi giorni, e sversare idrocarburi in mare per Eni è normale amministrazione e non comporta alcun rischio per la popolazione. Ma a rischio di sembrare tristemente ripetitivi, le minimizzazioni di Eni non ci tranquillizzano e, anche questo lo abbiamo già detto: certe sostanze in concentrazioni alte e ripetute nel tempo possono essere molto pericolose per la salute umana. Siamo ripetitivi perchè problemi analoghi li abbiamo già affrontati un mese fa quando un incidente ad un raccordo produsse la fuoriuscita di Gpl e la conseguente immissione nell’aria di sostanze nocive. Ma la puzza di gas a Taranto è percepibile molto spesso, come segnalato dai cittadini e non solo in caso di incidente.
A quando il prossimo incidente? E quanto sarà grave la prossima volta? 
Eni, pur ammettendo di essere una presenza ingombrante e ritenendo possibili questi incidenti, ritiene di essere compatibile con la città, trincerandosi dietro il fatto che l’AIA(Autorizzazione Integrata Ambientale), che sarebbe indispensabile revisionare,aggiungiamo noi, fornisce loro la patente per poter andare avanti. Ma tutto  questo non è normale, come non è normale che i cittadini devono vivere con lefinestre chiuse, non poter passeggiare per le vie della città, non potersifidare dei prodotti del mare. Non è giusto che tutto ciò avvenga in una città che oltre all’Eni deve subire anche l’inquinamento della più grande acciaieria d’Europa e di altre industrie ad alto impatto ambientale. E intanto va avantianche il progetto Tempa Rossa che aumenterà la percentuale di rischio incidente. 
A margine di tutto questo, rileviamo il totale silenzio da parte del Comune di Taranto fatta eccezione per l’assessore Scarpati che, mentre i cittadini in panico si sfogavano sui social network e tempestavano di chiamate i vigili del fuoco, riteneva necessario comunicare che da zona Gandoli non si avvertiva “nulla di strano nell’aria”.

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