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“Perchè i tarantini non scendono in piazza?”. Lettera in risposta a Sergio Rubini

La ringraziamo per aver scelto Taranto per le riprese di un Suo film e ci fa piacere apprendere che, nonostante sia stato qui per un breve e certamente intenso periodo di lavoro, abbia colto la profonda sofferenza di questa città. Come Lei stesso ha riferito a Flavia Piccinni sull’Huffington post, “Taranto è una delle città più belle d’Italia”, ma ha una grande ferita della quale l’Ilva costituisce solo la parte più vistosa e infetta.

È una ferita composta da tanti tagli, più o meno grandi, costituiti dalle numerose industrie che ne intossicano il territorio, perché oltre ad Ilva c’è Eni, con uno dei più grandi insediamenti d’Italia, che è anche in fase di espansione con il progetto Tempa Rossa e ci sono tante altre industrie definite minori che contribuiscono ad aggravare l’infezione. Per non parlare delle discariche, interne ed esterne agli insediamenti industriali.

Le conseguenze di questo sono una città in cui i bambini prima di andare a scuola devono guardare direzione ed intensità del vento. In alcune zone quando stendi le lenzuola bianche le ritiri grigie. A Taranto le tombe del cimitero vengono verniciate di rosa, perché altrimenti ci penserebbe la polvere dell’industria a darle quel colore. A Taranto ci sono neonati con forme tumorali tipiche di chi fuma da anni, e le statistiche sul cancro riportano dati più alti che in qualsiasi altro posto di Italia.

La colpa di tutto questo è di una politica che da decenni ha scelto di far leva su problemi sociali dei tarantini per portare avanti irresponsabili interessi economici.

Lei si chiede “perché i tarantini non scendono in piazza tutti insieme?”. Lo abbiamo fatto in molti, in svariate forme e per tante volte. Purtroppo i poteri contro cui lottiamo sono straordinariamente forti, gli interessi economici enormi e la politica appare collusa e perciò totalmente disinteressata alla visione ‘altra’ che la città ha sviluppato dal basso. Il momento che viviamo è di grande sfiducia e l’isolamento sempre maggiore, a causa di una propaganda politica trasversale, che riesce a far passare l’idea che i problemi della nostra città siano stati risolti.

Dice bene quando parla di “cultura bistrattata e messa in un angolo”, perché per dominare un territorio la cultura è un ostacolo. E’ lo stesso motivo per il quale il risanamento del centro storico, cui fa giustamente cenno, non trova alcuna sponda politica, perché proprio attorno alla grande industria gravita un sistema che preclude scientemente ogni forma di emancipazione culturale, sociale ed economica del territorio.

Il momento che viviamo è durissimo, ma questo non vuol dire che non continueremo a fare ogni cosa in nostro potere per ribaltare questa situazione e né che le batoste subite arresteranno la nostra battaglia di Giustizia. In questo, ogni aiuto sarà preziosissimo: e, certamente, lo è anche la Sua riflessione e la solidarietà manifestata. Sarebbe bello e quanto mai utile, averLa al nostro fianco nelle prossime iniziative di quella che può configurarsi, a tutti gli effetti, come una battaglia di resistenza in nome della vita.

Rassegna stampa

L’articolo di Inchiostroverde.it
L’articolo de La Ringhiera
Editoriale di Fulvio Colucci su La Gazzetta del Mezzogiorno
da La Gazzetta del Mezzogiorno del 10 ottobre 2018

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