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Di Maio “arrabbiato” con chi pensa che per Taranto non si sia fatto nulla: la risposta delle associazioni

Apprendiamo dalla stampa che il vicepremier Di Maio è “un po’ arrabbiato” perché i tarantini ritengono che su Ilva non siano state rispettate le promesse fatte in campagna elettorale.
Ci preme ricordare al suddetto Ministro della Repubblica Italiana – fresca di condanna da parte della Corte Europea dei Diritti Umani proprio per l’affaire Ilva – che Taranto ha eletto 5 parlamentari sulla scorta di una campagna elettorale incentrata sulla chiusura del siderurgico e conseguente riconversione economica dell’intera area ionica.
A onor del vero, lo scorso febbraio, in occasione della sua visita a Taranto per la campagna elettorale, lo stesso Di Maio dichiarò che “L’Ilva è una realtà che deve continuare ad esistere e che deve continuare a dare posti di lavoro, anche più di quelli che offre adesso”. Queste parole furono oggetto di durissima critica da parte della cittadinanza che, di tutta risposta, in un comunicato congiunto a firma dei candidati alla Camera Alessandra Ermellino, Rosalba De Giorgi, Giovanni Vianello, Giampaolo Cassese, il candidato al Senato, Mario Turco (oggi tutti eletti) e i portavoce del Movimento Cinque Stelle in Consiglio comunale, Massimo Battista (l’unico ad aver abbandonato le fila del M5S appena scoperto l’inganno perpetrato sulla pelle dei tarantini), Francesco Nevoli e regionale, Marco Galante e Antonella Laricchia, fu accusata di aver strumentalizzato quelle dichiarazioni, recitando testualmente: “DI MAIO HA RAGIONE, BONIFICHE E RICONVERSIONE ECONOMICA CON CHIUSURA DELLE FONTI INQUINANTI…Dispiace che qualcuno abbia provato con delle forzature anche abbastanza palesi a strumentalizzare le parole del candidato premier M5S giocando, ancora una volta in questa campagna elettorale, con la salute dei cittadini.”
Rimarchiamo con forza la nostra netta opposizione alle scelte di questo Governo, che ha prima carpito e poi tradito la fiducia dell’elettorato tarantino, e riteniamo inaccettabili le scuse addotte per portare a compimento il piano di cessione avviato dal PD.
Quale credibilità e capacità politica dimostra un Ministro della Repubblica che ignora che la vendita di uno stabilimento siderurgico sia accompagnata da un contratto? Come ritiene di aver tutelato la salute dei tarantini consentendo ad Arcelor Mittal di produrre nella piena impunità?
Come pensa che Lo Presti, in capo al suo ministero – già intercettato per la vicenda Tirreno Power in cui emerse la “porcata” fatta su Ilva – possa essere garante dell’attuazione del piano ambientale da parte di Arcelor Mittal?
Dove è finito il poliziotto ambientale che avrebbe dovuto vigilare su Arcelor Mittal?
Cosa ne pensa dei 300 mila euro di bond Arcelor Mittal acquistati dalla Lega prima dell’aggiudicazione dell’acciaieria?
Come si collocano, in un’ottica di tutela della salute della popolazione, le dichiarazioni del consigliere comunale Nevoli che afferma che non vi siano evidenze scientifiche riguardo l’aumento delle emissioni non convogliate all’aumentare della produzione? 
Sempre da dichiarazioni del consigliere Nevoli, nell’ottobre del 2018, apprendemmo di una “imminente visita ufficiale del Ministro di Maio a Taranto” ma, a tutt’oggi, il vicepremier risulta latitante. Ci sembra lecito sollecitare questo “imminente” incontro, anche in virtù della condanna della CEDU dello scorso 24 gennaio.
Come ritiene l’europarlamentare Rosa D’Amato che si possa attuare il “Piano Tri.0” se il governo del suo stesso partito non lo riconosce come valido strumento di riconversione, pressochè ignorandone l’esistenza?
Taranto non intende essere più terreno di gioco di una politica che ha il profitto come unico interesse e, insieme ad altre realtà d’Italia, sarà protagonista della manifestazione nazionale del prossimo 23 marzo a Roma “Contro le grandi opere inutili e imposte”.

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