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Movimenti e associazioni tarantini rinfacciano ai Ministri tutte le loro bugie e negligenze

L’intervento di Luca Contrario in Prefettura, in rappresentanza di diverse associazioni e movimenti

Come preannunciato stamattina durante il sit-in, insieme ad altre associazioni e realtà organizzate, dopo aver letto e consegnato un puntuale documento con i punti traditi su ILVA dal movimento cinque stelle, abbiamo abbandonato il tavolo. Non vogliamo e non possiamo essere comparse di una commedia elettorale mal progettata. L’estate scorsa, con decisioni ancora da assumere, ci siamo recati per ben due volte a Roma presso il Ministero dello Sviluppo Economico. In quella sede abbiamo rappresentato, con tantissime altre realtà del territorio, tutte le ragioni della chiusura dello stabilimento siderurgico, dal punto di vista sanitario, ambientale, sociale ed economico. Abbiamo è parlato per ore, confidando e e sperando fortemente che fosse una reale opportunità per portare il Ministro a prendere la decisione più coraggiosa, investendo nella programmazione di un altro futuro per la nostra città. Ma nulla, Ilva doveva continuare a produrre e, soprattutto, solo la sua vendita, avrebbe contentito il recupero di importanti somme con cui appianare la parte più importante dei debiti Ilva: quelli con le banche. Stavolta a questo gioco non ci siamo prestati. Alla convocazione abbiamo risposto, ma spazi per un dialogo proprio non ce n’erano. All’incontro erano presenti i Ministri dello Sviluppo Economico Di Maio, della Salute Grillo, dell’Ambiente Costa, della Cultura Bonisoli. Li abbiamo lasciati soli con le loro bugie e i loro slogan.

Questo il testo completo del documento che abbiamo letto e consegnato ai Ministri, in visita oggi a Taranto.

“Premettiamo che nessun tavolo e nessuna discussione sul futuro di questa Città ha senso se non si parla, in maniera chiara, di chiusura immediata delle fonti inquinanti e di
riconversione della nostra economia e del nostro territorio, con il reimpiego dei
lavoratori Ilva e dell’indotto nelle bonifiche.

Tutto il resto è una favoletta da campagna elettorale alla quale non ci prestiamo.

Il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio, dopo un anno di latitanza in cui si è
sottratto al confronto con la città sulla questione ILVA e sulle scelte del governo che
hanno permesso di tutelare la continuità produttiva piuttosto che la salute, oggi, in piena campagna elettorale per le Europee, pensa di venire a Taranto a raccontare nuove bugie.

Chiediamo invece a Luigi Di Maio di rispondere puntualmente a queste 7 domande che
gli poniamo, invano, da mesi:

1. In fase di accordo con Mittal potevano richiedere, tra i documenti, la VIIAS (la
valutazione integrata di impatto ambientale e sanitario), documento fondamentale
per valutare il danno sanitario preventivamente e che, seppur non obbligatorio per
le industrie siderurgiche, era assolutamente facoltà del governo chiedere
comunque.
Oggi, invece, c’è solo un disegno di legge per rendere obbligatoria la VIIAS anche
alle aziende siderurgiche. Un disegno di legge che, però, giace dormiente e che
rimarrà lì per chissà quanto tempo ancora. Sarebbe bastato, invece, un decreto
legge per approvarlo immediatamente sin dal 2018. Perché non lo hanno fatto?

2. L’Osservatorio per l’attuazione del Piano ambientale dell’Ilva di
Taranto è presieduto dal dott. Giuseppe Lo Presti, noto alle cronache (seppur, sia chiaro, mai indagato)
per lo scandalo Tirreno Power di Vado Ligure e per quanto emerso nelle
intercettazioni, tra il predetto ed altri funzionari del Ministero dell’Ambiente in cui si sono dette frasi di questo tenore:
«c’hai le mani lorde di sangue», «mi sputerei in faccia da solo», «tanto che ce frega
stamo a fa’ a legge», «cerchiamo di fare una porcata leggibile»; e ancora: «stiamo
scrivendo un’altra norma porcata» (con riferimento implicito a quanto fatto qualche tempo prima per l’Ilva di
Taranto – ndr),
«c’ho un conato». Bene, nonostante le numerose segnalazioni, Giuseppe
Lo Presti, fosse anche solo per ragioni di opportunità, non è stato rimosso dall’incarico, né spostato altrove! Perché non lo
hanno fatto?

3. Immunità Penale? Una vergogna, una ferita profonda in uno Stato di diritto! Il
decreto legge 01/2015 (il noto decreto “salva Ilva” del governo Renzi) prevede
che l’immunità per i gestori dello stabilimento duri per un periodo non superiore
ai 18 mesi dal DPCM che approva il piano ambientale ILVA. Il DPCM in
questione è del 29 settembre 2017. Tradotto: L’IMMUNITÀ E’ SCADUTA IL 30
MARZO 2019!!! Il governo poteva confermare questa scadenza attraverso una
legge di interpretazione autentica. In ogni caso l’immunità potrebbe essere tolta
con decreto legge in qualsiasi momento (ma loro, non sappiamo perché, ci stanno
lavorando da mesi, ed oggi apprendiamo – senza neppur poter conoscere il testo del provvedimento – che verrà “abolita” entro agosto). Perché non lo hanno
fatto?

4. Ci sono 12 decreti salva Ilva. Decreti che i 5 stelle, quando erano all’opposizione,
hanno definito ignobili e anticostituzionali. Non ne hanno abrogato NESSUNO!
E questo nonostante la sentenza della CEDU dica, chiaramente, che lo Stato
italiano non ha posto in essere le condizioni per tutelare la salute dei tarantini.
Perché non l’hanno fatto?

5. Oggi scade il termine, per l’Italia, per impugnare la sentenza della CEDU e ancora
non si sa quali siano le intenzioni del Governo. Se, realmente, ci fosse stata
discontinuità con i Governi precedenti, lo Stato avrebbe fatto già diventare
definitiva la sentenza con una semplice dichiarazione di non voler richiedere il
rinvio del caso dinnanzi alla Grande Camera, di modo da tutelare subito
l’ambiente e la salute dei tarantini. Perché non l’hanno fatto?

6. In ILVA (ci sono foto, video, denunce ed esposti a confermarlo) si compiono
quotidianamente reati ambientali gravi. Nessuno di questi viene fermato dai
controlli del governo che parlò, invece, di rigidissimi monitoraggi. Anzi, si
presentò come poliziotto ambientale dell’Ilva, come controllore irreprensibile con
il fiato sul collo di ArcelorMittal. Perché non intervengono?

7. Sul contratto di governo con l’alleato Salvini – Lega Nord, si parla, relativamente
ad ILVA, di “chiusura progressiva delle fonti inquinanti”. A meno che anche
questa non sia una ulteriore promessa tradita come quelle fatte, durante la
campagna elettorale per le politiche, dai locali candidati 5 stelle (oggi eletti e
comodamente seduti in Parlamento e spariti dal territorio che dovrebbero
rappresentare), vorremmo capire:
A) quando dovrebbe partire questo processo “progressivo”?
B ) perché non viene reso noto un chiaro cronoprogramma che dettagli tempi,
responsabilità ed attività pianificate. Perché non lo fanno?

Per questo non vogliamo e non possiamo essere comparse di una commedia
elettorale mal progettata, e vi lasciamo soli con le vostre bugie e i vostri slogan.

Taranto 24 aprile 2019.”

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