Ambiente

Cosa sta accadendo all’ex ILVA?

Ieri al Mise i Ministri allo Sviluppo Economico e al Sud hanno incontrato l’azienda, presente a Roma niente meno che col figlio di Mittal, presidente del gruppo, e col CEO di Arcelor Mittal Europa. I soliti ricatti o c’è altro? Nelle ultime settimane assistiamo a cambi di rotta da parte del Sindaco di Taranto, di consiglieri regionali, di esponenti del Governo, sia lato PD che 5Stelle ed infine l’avvicendamento in capo a Mittal Italia, con la venuta di Lucia Morselli, nota alle cronache per essere il braccio armato di chi intende procedere a licenziamenti e già facente parte della cordata concorrente di Mittal nell’acquisizione del sito di Taranto.
Ma cosa sta succedendo veramente? al momento possiamo solo immaginarlo, ma ad unire i puntini, un piccolo disegno sembrerebbe iniziare a venir fuori e sarebbe anche molto somigliante alla realtà alla quale diciamo da sempre di farci trovare pronti…

Cominciamo da una constatazione molto semplice: in questa triste partita sulla pelle dei tarantini la politica non decide nulla. Nulla. Quanto accade e sta per accadere è unicamente figlio delle decisioni di Mittal, perché è lui che guida il gioco.
Una delle cose che più risaltò con chiarezza dal docu-film che proiettammo ai Tamburi a settembre (e che riproietteremo il 14 novembre, proprio affinché sia visto da più tarantini possibile) è che i governi, nel momento in cui firmano accordi con Mittal, si consegnano letteralmente al suo volere. E’ l’emblema della sottomissione della politica al capitale e del capitale alla finanza. Una catena che stritola chi abita i territori, che si ritrova a non aver alcun ruolo nella vicenda.
Accade perché con gli accordi stretti la politica si accontenta del mantenimento dell’occupazione in cambio della cessione del controllo delle fabbriche. Non importa a quale costo. Lo fa perché l’occupazione è immediatamente spendibile per conservare se stessa, senza programmare nulla che vada oltre la legislatura in corso.

Ma se Mittal volesse modificare i suoi piani industriali dimezzando la forza lavoro, cambierebbe qualcosa? La risposta resta la stessa: la politica non avrebbe alcun potere contrattuale e, nei rapporti di forza squilibrati creatisi, finirebbe comunque per giocare la partita in difesa, accontentandosi degli occupati residui che, diversamente, non saprebbe reimpiegare in alcun programma di riconversione che, d’altra parte, non ha mai voluto né concepire e né stilare.

Poi c’è la posizione, sempre più penosa, dei sindacati confederali che, non trovando nulla da ridire sul fatto che dei lavoratori operino (e muoiano) su impianti posti sotto sequestro perché insicuri, si fiondano invece a Roma per implorare il Governo di non togliere l’immunità al padrone. Un arretramento valoriale che li ha visti più volte scendere in piazza al fianco di Confindustria, anch’essi senza alcun senso di responsabilità e visione, con un calo di consenso di cui neppure riescono a cogliere i motivi.

In questo scenario, come si spiegano le giravolte “ambientaliste” del Sindaco di Taranto, di parte del PD e parte dei 5Stelle? Non sono cambi di rotta credibili, questo è poco ma sicuro. Da una parte ci sono partite elettorali tutte da giocare e posizioni personali da recuperare (vedi la fronda guidata dalla Lezzi), dall’altra si è forse capito che Mittal sta rivedendo i suoi piani industriali per Taranto e, non avendo alcuno strumento per contrastarlo, si decide di cavalcare l’onda, anziché andarci a sbattere. In questo modo, se Mittal dovesse davvero chiudere alcuni impianti dell’area a caldo, si potrà alzare in ogni caso la bandiera del vincitore, in una partita in realtà persa.

Una cosa è certa: se parti dell’area a caldo dovessero davvero essere chiuse (o la fabbrica ridimensionata) sarà un successo per i tarantini. Magari parziale, ma comunque fondamentale. E poco importerà che sarà arrivato, quasi per sbaglio, a causa dei calcoli economici del colosso indiano, perché nulla arriva se non si lotta per farlo arrivare. Ma più che di falsi eroi, ora più che mai, c’è bisogno di organizzare con serietà e responsabilità il cambiamento e l’inizio di una nuova era per Taranto.

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