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Mittal non si smentisce, Taranto ancora sotto ostaggio

Continua il balletto Governo, ArcelorMittal e sindacati. Un ballo in cui Mittal conduce, il Governo si fa portare a spasso e il sindacato sta a guardare.

Sono lontani i giorni in cui il Governo gioiva per il “miglior accordo possibile nelle peggiori condizioni” e i sindacati plaudivano contenti siglando quell’accordo. Oggi il primo si lamenta del gestore e i sindacati organizzano scioperi poco credibili. In poco più di un anno e mezzo Mittal non ha ottemperato a nessuno di quegli impegni: non ha assunto il numero di lavoratori concordato; non ha investito sugli impianti; ha sospeso le attività Aia; ha utilizzato in maniera spregiudicata la cassa integrazione. Inoltre, dopo che in piena emergenza covid diceva di non poter ridurre il numero dei lavoratori, oggi ne mette in cassa integrazione altri 1000 senza preavviso ed alcun criterio di equità. E poi ci sono i licenziamenti “punitivi” e la distruzione del tessuto industriale locale, con le aziende dell’indotto che supplicano invano appalti e pagamenti. Non vogliamo dire “ve lo avevamo detto”, ma Mittal sta facendo a Taranto quello che ha fatto in ogni paese in cui ha “colonizzato” una fabbrica… e noi, appunto, ve lo avevamo detto!
In cambio il Governo ha regalato al magnate indiano uno sconto sul canone d’affitto e continua ad organizzare tavoli, ora anche on line, e sottostare ad ogni richiesta di Mittal. Il sindacato purtroppo, salvo qualche comunicato stampa e qualche sciopero, di cui Mittal nemmeno si accorge, continua a nicchiare. Ma quale sia il piano B per Taranto, ancora non è chiaro. Chiusura area a caldo, uscita di Mittal e ingresso di un altro investitore, nazionalizzazione: questo è ciò che si sente raccontare a quei tavoli, ma è chiaro che l’unica strada possibile è quella della chiusura e riconversione. E per questo c’è bisogno di tutti: sindacati, lavoratori, Istituzioni nazionali e locali, mondo delle imprese… e naturalmente c’è bisogno della città!

Perchè se a Genova si organizzano barricate, a Taranto occorre fare almeno altrettanto!