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La Gestione dei Rifiuti Urbani a Taranto: quando diventerà virtuosa?

Sono molti gli aspetti negativi, anche molto diversi tra loro, nella Gestione dei Rifiuti Urbani nella città di Taranto.

Innanzitutto, partiamo dai numeri, o meglio dalle percentuali relative alla Raccolta dei Rifiuti Urbani (RU) nel capoluogo jonico: in riferimento all’anno passato (2019), noi tarantini siamo riusciti addirittura a peggiorare una percentuale di Raccolta Differenziata (RD) già in precedenza inconsistente.

Analizzando l’ultimo triennio (dal 2017 al 2019) possiamo vedere che questo si è chiuso con un’inflessione della percentuale della RD, anziché con un aumento fisiologico che ci si sarebbe aspettati. Nel 2017 la Raccolta Differenziata si era attestata al 17,19%; nel 2018 era pressoché rimasta la stessa, 17,81%; nel 2019, invece, è crollata al 15,22% (2,5% in meno dell’anno precedente). Una percentuale di Raccolta Differenziata del 15,22 non è solo scarsa, è inaccettabile nel 2020 (a 23 anni dall’emanazione del Decreto 22/97, il cosiddetto Decreto Ronchi, in cui si rivoluzionò il concetto di rifiuto: da problema a risorsa).  Dal 1997 la normativa italiana, recependo le varie direttive europee, impone, infatti, agli enti comunali di gestire in modo “virtuoso” i propri Rifiuti Urbani, al fine di recuperarne le diverse frazioni (organico, carta, plastica, metalli, vetro, RAEE, ingombranti, oli esausti, ecc.) che possono essere riciclate, oppure recuperate sotto forma di nuovi prodotti, materie prime secondarie o energia.

Il grafico relativo all’andamento della RD a Taranto nel 2019, in riferimento a quello del 2018 (presente sul sito web “Il Portale Ambientale della Regione Puglia”), ci mostra come sia stata totalmente inefficace l’amministrazione dei Rifiuti Urbani negli ultimi anni, ma ancor di più nell’anno appena trascorso, visto che comunque, al di là di notevoli lacune in questo settore, che affondano le loro radici nel passato, abbiamo comunque già da diversi anni ben tre quartieri (San Vito, Lama e Talsano) in cui è attivo il servizio di raccolta “porta a porta”, e che avrebbe dovuto darci una percentuale di RD ben oltre il 15%, se quel servizio “attivo” di Raccolta Differenziata lo avessimo sommato a quello “passivo” in atto in tutto il resto  della città.

Riguardo i dati della Differenziata della nostra città (che costituisce l’Ambito di Raccolta Ottimale ARO 1), c’è da chiedersi perché il Comune di Taranto, unico tra i comuni pugliesi, da molti anni, non è solito comunicare con una tempistica accettabile le varie percentuali mensili relative alla RD dell’anno in corso, come l’Ente dovrebbe fare anche per trasparenza nei confronti della propria utenza.

La questione “trasparenza” non rappresenta un dettaglio trascurabile, visto che sia la normativa nazionale generale, sia la normativa particolare in materia di gestione dei RU da parte degli Enti preposti, la impone nei confronti della cittadinanza. Questi dati sarebbero consultabili proprio su “Il Portale Ambientale della Regione Puglia” (www.sit.puglia.it/portal/portale_orp), precedentemente menzionato.

Sempre riguardo all’argomento “trasparenza”, forse sarebbe anche giusto che il Comune, sul proprio sito web, pubblicasse quello che è il costo di conferimento dell’Indifferenziato (per tonnellata) in “discarica”.

Infine, sarebbe altresì opportuno, magari, che su qualche sito web (Amministrazione Comunale o AMIU SpA) venga pubblicato il guadagno annuale ottenuto dalla vendita delle varie frazioni, derivanti dalla Differenziata, ai Consorzi di Riciclaggio e Recupero.

A Taranto si rendeva necessario, quindi, dopo il dato “disastroso” della RD 2019, un cambio di rotta radicale nella Gestione dei Rifiuti Urbani, in particolare nella loro raccolta.

Un primo passo, da parte del Comune di Taranto, lo abbiamo visto già ad inizio del 2020 con l’avvio di una raccolta “porta a porta” dei rifiuti differenziati nei quartieri di Tamburi, Paolo VI e Lido Azzurro.

Notizia di questi ultimi giorni è che da inizio settembre l’Amministrazione Comunale farà partire un servizio di RD del tipo “porta a porta” anche nei restanti quartieri della città (ad eccezione di Borgo e Città Vecchia), che sono molto probabilmente i più popolosi. L’avvio del nuovo tipo di Raccolta Differenziata non avverrà contemporaneamente in ogni zona, ma in modo graduale, fino a raggiungere la copertura dell’intera città in alcuni mesi.

Per i quartieri del Borgo e della Città Vecchia, saranno previste delle piazzole dotate di cassonetti ingegnerizzati, nei quali gli utenti potranno mettere i propri rifiuti differenziati usando una tessera personale, la quale consentirà la quantificazione di ogni frazione conferita presso un database che potrà servire anche per il passaggio decisivo da tassa sui rifiuti a tariffa, cosa prevista già da anni nella normativa nazionale.

Una volta avviata quest’ultima fase, tutta Taranto sarà servita da una raccolta “porta a porta” che, seppur con qualche iniziale e prevedibile intoppo “fisiologico”, potrà essere efficiente, efficace ed economica proprio come la normativa in materia di rifiuti vuole.

Ci si dovrà dunque aspettare già dai primi mesi del 2021 un innalzamento notevole e repentino della percentuale di Differenziata nella nostra città, con conseguente abbassamento della parte Indifferenziata che continuerà ad essere conferita presso l’Impianto di preselezione, biostabilizzazione e produzione di CSS (Combustibile Solido Secondario) della CISA SpA di Massafra, con annessa discarica di servizio per rifiuti non pericolosi.

Inoltre, una volta partito il servizio di raccolta rifiuti “porta a porta” in tutto il territorio cittadino, potremo dire finalmente basta a quella visione indecente dei cassonetti dell’Indifferenziata (quelli verdi, per capirci), perennemente scoperti, pieni di ogni tipologia di rifiuto e soprattutto colmi già dalle prime ore del mattino di cartoni derivanti da attività commerciali, che evidentemente non aderiscono alla raccolta apposita prevista dall’AMIU dopo la chiusura dei negozi. Questi commercianti “strafottenti”, invece, preferiscono gettare gli imballaggi in cartone, senza nemmeno prendersi la briga di schiacciarli e ridurli di volume, nei cassonetti dell’Indifferenziata (cosa vietatissima) sperando nell’alta probabilità di non essere multati da qualche vigile ecologico. A tal proposito, esprimo il mio parere più che positivo sulla recente formazione di alcuni vigili ecologici, anche se numericamente troppo esigui per il momento.

Prima di passare alla parte riguardante le proposte, mi preme fare un ultimo appunto sul modo di gestire i Rifiuti Urbani a Taranto, relativamente all’utilizzo di quelle cosiddette “isole ecologiche”, che, per mia opinione (e forse non solo mia), andrebbero “pensionate” il prima possibile e rimpiazzate da moderni Centri Comunali di Raccolta (CCR), fatti secondo le norme vigenti. Queste isole ecologiche da un lato hanno permesso in questi anni a molti cittadini (più sensibili di altri alla gestione sostenibile dei rifiuti e alle tematiche ambientali) di fare una raccolta differenziata efficace e magari di ottenere anche qualche piccolo sconto sulla tassa annuale sulla spazzatura; da un altro lato, però, le suddette isole ecologiche non sono mai servite ad intercettare tutti quei rifiuti che sfuggono ad una Raccolta Differenziata stradale (RAEE, Ingombranti, ecc.), tranne che per l’olio vegetale esausto e le pile esaurite.

Sulla Raccolta Differenziata stradale, poi, stenderei un “velo pietoso”, perché per anni è stata una vera “presa in giro”, visto che è impossibile fare una RD decente quando un solo cassonetto per il multimateriale ed uno solo per il vetro (sempre che siano integri) dovrebbero servire centinaia di utenti della zona. Tutto ciò dovuto al fatto che numericamente i cassonetti destinati alla Raccolta Differenziata stradale sono sempre stati troppo esigui rispetto, invece, ai tantissimi cassonetti dedicati all’Indifferenziata.

Solo da questo aspetto, in passato, era facile prevedere dove il gestore dei rifiuti volesse “andare a parare”, ovvero puntare più sulla Raccolta Indifferenziata che sulla Differenziata. La normativa, però, ci obbligava a fare proprio l’opposto.

E’ ora di passare, quindi, a delle proposte al fine di migliorare e rendere più sostenibile la Gestione dei Rifiuti Urbani a Taranto.

Partirei col parlare di due cose che in ambito Raccolta Differenziata reputo più che indispensabili: l’Informazione e la Formazione.

Sicuramente gli incontri nelle scuole, o in altri luoghi di aggregazione per informare e formare la cittadinanza sulla Differenziata restano imprescindibili, e credo che l’Amministrazione Comunale in carica li tenga in forte considerazione, ma non ci si deve fermare a queste attività “classiche” quando si vuole coinvolgere tutta la cittadinanza a partecipare ad un nuovo tipo di raccolta dei rifiuti, più efficace ed efficiente, oltre che più sostenibile dal punto di vista ambientale.

Ritengo assolutamente fondamentale effettuare una corretta e precisa informazione all’utenza sullo svolgimento della Differenziata attraverso qualsiasi canale (soprattutto i social network che risultano sempre molto efficaci), non solo attraverso le pur sempre valide brochure.

Inoltre, quando si distribuiscono brochure informative all’utenza, è bene che queste risultino facilmente fruibili, graficamente piacevoli da consultare e che contengano tutte le dovute informazioni per rendere il più semplice la vita all’utente nel momento in cui deve differenziare, ad esempio, un qualsiasi imballaggio. Nelle recenti brochure “A Raccolta!” distribuite nei quartieri di Lido Azzurro. Tamburi e Paolo VI, invece, si sono potute notare alcune incongruenze oltre ad un’informazione, a mio parere, un po’ troppo scarna. Voglio fare due esempi: 1) nella brochure è scritto che le “vaschette in polistirolo” possono essere conferite nel bidone del “multimateriale” (in quanto sono imballaggi di plastica riciclabile), ma poi, nei materiali da NON conferire nello stesso “multimateriale” si accenna a “nylon e polistirolo”. Cioè? Che tipo di polistirolo non può essere conferito? Il polistirolo o polistirene (simbolo PS) è una plastica riciclabile, e se siamo di fronte ad un imballaggio è sicuramente qualcosa che possiamo conferire nella Differenziata (multimateriale nel caso specifico);

2) sempre nella medesima brochure, alla voce “Indifferenziata”, è scritto che i “rifiuti tossici e/o infiammabili” non possono essere conferiti in tale frazione.

Per caso ci si riferisce anche ai “contenitori etichettati “T” e/o “F”? Tutti questi imballaggi in metallo o plastica che, sono riciclabili, ma, avendo contenuto “sostanze pericolose”, non possono essere conferiti nella RD domestica, bensì presso i Centri di Raccolta, e da lì avviati a riciclo dopo un percorso specifico.

Per essere chiari parliamo di quegli imballaggi che riportano un simbolo di pericolosità (infiammabile, tossico, corrosivo, ecc.), ovvero un simbolo romboidale contornato di rosso, con campo bianco e pittogramma nero.

Se però, sulla brochure, andiamo a leggere i vari rifiuti conferibili presso i Centri di Raccolta, non vi è traccia di questa tipologia di rifiuto, e la stessa cosa succede se sul sito web dell’AMIU andiamo a vedere cosa è possibile portare presso i 2 Centri di Raccolta attualmente esistenti. Insomma, il cittadino di Taranto dove deve conferire gli imballaggi etichettati con simboli di pericolosità?

Sempre riguardo la proposta di ampliare e migliorare l’informazione sulla Gestione dei Rifiuti Urbani e Raccolta Differenziata verso la cittadinanza, sarebbe molto importante, secondo me, migliorare il sito web dell’AMIU dal punto di vista grafico-funzionale e, inoltre, arricchirlo di molte più informazioni su tutto ciò che concerne la gestione dei RU nella nostra città (impiantistica, mezzi, capitale umano, ecc.), aumentandone la “trasparenza” verso il pubblico.

Altra proposta, fondamentale direi, è quella di ampliare il numero dei Centri Comunali di Raccolta ai quali avevo accennato in precedenza nel momento in cui criticavo aspramente il voler insistere nell’utilizzo delle cosiddette “isole ecologiche”, vecchie, non a norma e poco utili, oltre che ricettacolo di ogni tipologia di rifiuto ingombrante o proveniente da lavori edili (a volte parliamo anche di rifiuti speciali pericolosi), abbandonato lì nei pressi da persone incivili e senza scrupoli.

Un’idea, sarebbe quella di creare almeno 4 ulteriori Centri di Raccolta:

  1. Nel rione Salinella, nei pressi dell’isola ecologica già esistente. A tal proposito, a dire il vero, esisterebbe già da tempo un progetto ed un’impresa aggiudicatrice d’appalto proprio per la realizzazione di un CCR. Potremmo vederlo costruito a breve quindi. Lo spero vivamente;
  2. Nel rione Solito-Corvisea, magari nei pressi dell’isola ecologica già esistente di Via Blandamura;
  3. In zona Porta-Napoli, al fine di servire gli utenti della Città Vecchia;
  4. Nel quartiere Tamburi, nei pressi dell’esistente isola ecologica oppure nella zona del Cimitero San Brunone/Via della Croce.

Rimarrebbe, poi, il problema del quartiere Borgo, dove è molto difficile trovare spazi adeguati per la creazione di un CCR. L’attuale isola ecologica sita in Via Crispi, per lo meno è di sicuro la migliore di tutte le esistenti, soprattutto perché dotata di recinzione e locali migliori, uno dei quali adibito alla raccolta temporanea di RAEE di modeste dimensioni (unico caso tra le isole ecologiche di Taranto).

Nella Gestione dei Rifiuti Urbani, ma in generale di tutti i rifiuti, occorre però seguire bene le priorità indicate dalla normativa nazionale ed europea, e quindi, va bene potenziare, rendere efficiente, efficace ed economica la Raccolta Differenziata, ma serve soprattutto effettuare attività di Prevenzione della produzione di rifiuti. Fare Prevenzione dei rifiuti, significa che questi non devono venirsi proprio a creare.

Priorità massima va data alla Riduzione dei Rifiuti Urbani (della loro quantità, ovviamente, ma anche della loro pericolosità) e al Riutilizzo dei beni durevoli e dei materiali. Riguardo a questo, un paio di iniziative, carpite da altri Comuni italiani, potrebbero essere: quella di costituire dei Mercati del Baratto (settimanali o mensili), dove i cittadini possono mettere in mostra propri oggetti che, se per loro sono ormai considerati rifiuti, per altri, invece, possono diventare discreti acquisti a costo zero; oppure, quella di creare uno o più Magazzini Comunali per beni durevoli, dove ogni cittadino può lasciare suoi oggetti in disuso, ma funzionanti e/o utilizzabili che potrebbero fare comodo ad altri (elettrodomestici, utensili, apparecchiature audio e video, mobili, oggetti d’arredamento, accessori vari, oggetti e abbigliamento per neonati, ecc.)

Con l’estensione della Raccolta Differenziata “porta a porta” a tutta la città, la quantità di Frazione Organica, da recuperare sotto forma di “compost”, aumenterà in modo considerevole, per cui credo che si renda assolutamente necessario un ampliamento dell’Impianto di Compostaggio dell’AMIU rispetto all’attuale, ma su questo argomento andrebbe sentito il parere e la fattibilità dell’AMIU stessa e dell’Amministrazione Comunale.

Infine, passiamo al capitolo “inceneritore”. Proprio accanto all’Impianto di Compostaggio, è presente un “Impianto di recupero di energia da incenerimento di rifiuti non pericolosi”, sempre di proprietà dell’AMIU SpA.

Molti lo definiscono “termovalorizzatore”, ma così facendo gli danno forse un’eccessiva “importanza” dal punto di vista prestazionale, prestazioni che in realtà non ha.

Iniziamo col dire che il termine “termovalorizzatore” è semplicemente un nome convenzionale, in uso da alcuni anni, soprattutto a livello mediatico e spesso usato “furbescamente” dai supporter dell’incenerimento come elemento essenziale in una Gestione dei Rifiuti Urbani (cosa smentita dalla legislazione in vigore). Normativamente e tecnicamente parlando, non si usa mai questo termine, ma quello più specifico e lungo scritto in precedenza.

Le intenzioni del management dell’AMIU SpA, in carica fino a pochi giorni fa, riguardo l’inceneritore in questione (costituito da 2 linee d’incenerimento), da anni spento, erano quelle di rimetterlo in funzione a seguito di un revamping (ammodernamento) per renderlo il più possibile simile ad un inceneritore di rifiuti di ultima generazione. Questa è un’operazione, a parer mio utopistica e costosa, in quanto riterrei molto più intelligente “pensionarlo” definitivamente e rinunciare a quell’esiguo recupero energetico che era in grado di produrre (avrebbe una potenza massima di 3,7 Megawatt).

Se si vuole puntare tutto sull’aumento in tempi brevi delle percentuali di RD a Taranto, proporrei all’Amministrazione Comunale di abbandonare una volta per tutte l’idea di riaccendere nuovamente quell’impianto di incenerimento dei rifiuti e, ove possibile, di smontarlo e venderne alcune parti o avviarle al recupero.

La legislazione in materia di rifiuti (urbani nel nostro caso) non considera il recupero energetico come un’azione prioritaria in una Gestione Integrata degli stessi, bensì lo pone come un’operazione “residuale” di tutta la gestione, una sorta di “ultima spiaggia” prima di arrivare alla messa in discarica di quella parte (che dovrebbe essere infinitesimale) che non è stato possibile recuperare in alcun modo.

Nella zona di Taranto, il Ciclo Integrato dei Rifiuti Urbani è già chiuso a livello impiantistico perché gli impianti che servono li abbiamo tutti. Nel territorio massafrese è presente già un inceneritore di rifiuti, ovvero la centrale di produzione di energia elettrica Appia Energy. Questo impianto produce energia elettrica con una potenza massima di 12,25 Megawatt (di cui 10 MW finiscono nella rete elettrica nazionale), bruciando Combustibile Solido Secondario (CSS), in precedenza Combustibile Derivato da Rifiuti (CDR). Il “carburante” di questo impianto non è altro che ciò che rimane dalla selezione dei rifiuti indifferenziati di Taranto e comuni limitrofi, ossia ciò che scaturisce dal trattamento selettivo che del nostro rifiuto “tal quale” ne fa l’impianto della CISA SpA, a cui si è accennato ad inizio dell’articolo.

In conclusione, che senso avrebbe aggiungere un altro impianto di incenerimento rifiuti in un ambiente già fortemente provato dalle emissioni della Grande Industria, e non solo? Ecco perché continuo a sperare che quel vetusto impianto di incenerimento dell’AMIU, al di là di qualsiasi motivo economico-finanziario, venga dimenticato per sempre.

Aldo De Nicolò

Tecnico gestione rifiuti