Ambiente

Scadute le prescrizioni AIA per Acciaierie d’Italia

Sono scadute le prescrizioni previste dall’Autorizzazione Integrata Ambientale dell’ex-Ilva datate 2011. A distanza di dodici anni, molte di queste non sono state ancora realizzate. Fra di esse alcune ritenute molto importanti per la salute della popolazione. L’emergenza continua a riguardare diversi inquinanti nocivi i cui limiti sono stabiliti da leggi scritte a posta per favorire la produzione. A giugno 2022 la Corte d’Assise di Taranto, che respinse la richiesta di dissequestro degli impianti, affermò che «non sussiste alcuna garanzia circa la sua “reale utilità” a renderlo non inquinante. Servirà una “valutazione in concreto” della cessazione di tali rischi.»

Sul tavolo del Ministero dell’Ambiente c’è già, da febbraio, la richiesta di Acciaierie d’Italia per una nuova AIA per altri dodici anni e senza che sia stata prevista alcuna decarbonizzazione. Anzi, si intende riattivare l’altoforno 5 per arrivare a produrre la quantità di acciaio necessaria a rendere profittevole il siderurgico, a scapito del territorio.

Se nel 2012 qualcuno poteva ancora parlare di un equilibrio fra salute e fabbrica, oggi è di tutta evidenza come si sia fatto unicamente l’interesse di quest’ultima.

Arpa Puglia ha già inviato alla Conferenza dei Servizi per la nuova AIA le sue osservazioni critiche, facendo presente come l’azienda non abbia indicato alcun intervento di miglioramento per diverse importanti criticità. Per quanto non vincolanti, ci aspettiamo che lo stesso facciano Regione e Comune, facendo quadrato per impedire questa nuova licenza di uccidere e fermando gli impianti inquinanti. Solo dopo si potrà discutere di un Accordo di programma che curi gli aspetti pratici di una riconversione ormai non più rinviabile.

Continueremo a vigilare affinché la nostra città possa ottenere la giustizia che merita dopo anni di indecenti vessazioni.