Protesta degli operai, si chiede (erroneamente) di nazionalizzare la fabbrica

Monta la protesta degli operai a Taranto che oggi, sotto palazzo di città, hanno manifestato le loro legittime preoccupazioni dopo i tagli all’indotto operati da Acciaierie d’Italia allo scopo di chiamare, ancora una volta, il Governo ad elargire fondi pubblici. Si chiede di nazionalizzare la fabbrica alla ricerca di un salvagente che tenga a galla la fabbrica, ma occorre prendere atto del fallimento di tutti i tentativi fatti per tutelare la produzione e avere il coraggio di chiedere di più.

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Mittal risponde a Melucci: nessuno spegnimento. Ma non individua le fonti inquinanti

Nella risposta di ieri al Sindaco – che chiedeva di conoscere i tempi di fermata delle attività dell’area a caldo – neppure una parola è stata spesa su quanto stia facendo, o abbia fatto, nel frattempo, per eliminare le emissioni; neppure una parola per rassicurare la Città e i suoi abitanti; neppure una parola di scuse!

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Il TAR Lecce ordina la chiusura dell’area a caldo, ArcelorMittal annuncia ricorso al Consiglio di Stato

La prima sezione del TAR di Lecce ha respinto i ricorsi di ArcelorMittal e Ilva in AS (lo Stato) rispetto all’ordinanza contingibile e urgente n. 15 del 27 febbraio 2020 del sindaco di Taranto Melucci. Ha pertanto confermato quanto previsto dalla stessa, ovvero di disporre la chiusura degli impianti dell’area a caldo del siderurgico entro 60 giorni da oggi (cioè entro il 13 aprile).

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