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LE ISTANZE DEL SIT-IN SOTTO PALAZZO DI CITTÀ

Domani gli enti locali rappresentati dal Sindaco di Taranto Bitetti, dal Presidente della Provincia Palmisano e dal Sindaco di Statte Spada, saranno chiamati a Roma dal Ministro Urso a sottoscrivere l’accordo di programma interistituzionale per l’ex-Ilva.

Questa sera alle 19 saremo sotto palazzo di Città per fare pressione affinché ciò non avvenga e ne spiegheremo tutte le ragioni, che qui sintetizziamo schematicamente affinché tutte e tutti comprendano a che gioco si sta giocando, ancora una volta, sulle nostre teste:

AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE

– L’Autorizzazione Integrata Ambientale è il documento con cui la fabbrica avrà licenza di produzione per 12 anni. Essendo un ‘patentino europeo’ per consentire la sua marcia, può autorizzare unicamente la fabbrica per come è adesso. Dal momento che il loro obiettivo è arrivare a produrre 6 mln di tonnellate all’anno di acciaio al fine di andare in profitto (attualmente, e da molti anni, la fabbrica è in perdita economica), si punta ad autorizzare la ripartenza di tre altiforni a carbone. La cui necessità sul mercato è tutta da verificare

– Le evidenze sanitarie e scientifiche a disposizione (Istituto Superiore di Sanità, Arpa Puglia, Ares Puglia, Asl Taranto) dicono che ciò non è sostenibile e che il rischio sanitario NON è accettabile

– Le prescrizioni della precedente AIA (ora in deroga) non sono state ottemperate tutte, continuando a esporre i lavoratori al rischio di incidenti

– Il procedimento di definizione dell’AIA prevede un percorso all’interno del quale va rilasciato il PIC, parere istruttorio conclusivo che deve essere ben vagliato dagli enti locali per le loro opportune valutazioni e conosciuto dai cittadini

– Il Sindaco di Taranto è la massima autorità sanitaria sul territorio e, alla luce delle valutazioni sanitarie e scientifiche di cui sopra, nonché della mancata conoscenza del PIC, ha il dovere di opporsi alla nuova AIA in quanto non tutelerebbe la comunità che rappresenta

– Dal punto di vista politico la nuova AIA è in aperto contrasto col programma elettorale della coalizione del Sindaco stesso, la quale prevedeva di favorire la CHIUSURA DELL’AREA A CALDO di Acciaierie d’Italia

ACCORDO DI PROGRAMMA

– L’accordo di programma interistituzionale proposto dal Ministro Urso prevede che tutti i livelli istituzionali stringano un patto per favorire il raggiungimento di un obiettivo dato.

– Gli obiettivi dati sono di arrivare in non meno di sette/otto anni a installare tre o quattro forni elettrici in sostituzione degli altiforni, quattro impianti DRI (di cui uno al servizio di Genova), una nave rigassificatrice da ormeggiare davanti al porto e un desalinizzatore. In alternativa, si propongono i forni elettrici senza gli impianti DRI (da realizzare altrove) e senza la nave rigassificatrice

– La nave rigassificatrice fornirebbe gas all’ex-Ilva per non più di un quinto della sua capacità e la si intende far arrivare subito, pur in assenza dei forni elettrici

– In entrambi i casi NON si tratta di decarbonizzazione, poiché il gas è una fonte fossile. La seconda ipotesi senza nave è caldeggiata fortemente da governo e regione poiché assicurerebbe più posti di lavoro

– Gli impianti DRI hanno un impatto visivo devastante, essendo alti il doppio degli altiforni

– L’accordo di programma non prevede alcuna penale qualora non venisse rispettato

– Prevede che gli interventi siano a carico del futuro acquirente, mentre molti di questi (Baku steel compreso) si sono sfilati per molto meno

– Non indica la copertura occupazionale del nuovo assetto industriale, omettendo di dire che i forni elettrici avrebbero bisogno di diverse migliaia di lavoratori in meno

CONCLUSIONI

– Il Sindaco di Taranto e gli enti locali devono valutare il PIC e opporsi alla nuova AIA, né chiedere alcuna compensazione per Taranto, poiché niente compenserebbe le vite che la nuova autorizzazione comprometterebbe. Certe compensazioni dovrebbero essere un diritto senza alcuno scambio.

– Gli enti locali NON devono firmare quest’accordo di programma che serve a supportare il rilascio dell’AIA promettendo cambiamenti futuri e coprendo falle dell’AIA precedente! Quando e se si faranno i forni elettrici, questo nuovo assetto della fabbrica dovrà prevedere obbligatoriamente una nuova Valutazione d’Impatto Sanitario e allora capiremo se saranno in grado di mettere al sicuro la popolazione dai rischi. A questa valutazione dovrà seguire una nuova AIA, poiché sarà una fabbrica con impianti di altro tipo

– L’impressione è che la NAVE RIGASSIFICATRICE sia una delle poche cose certe che si intende realizzare (insieme al desalinizzatore che dovrà proteggere la fabbrica dalla siccità), portandola da subito nel porto di Taranto, nonostante per anni non sarebbe utile all’ex-Ilva. Probabilmente per motivi che niente hanno a che vedere con Taranto, cioè rendere l’Italia indipendente dal gas russo o, piuttosto, per acquistare quello americano (con evidenti criticità in ordine alla sicurezza e all’ambiente)

– Non si consenta alcun nuovo RICATTO OCCUPAZIONALE, si facciano presenti le opportunità che ci sono per sostenere il reddito dei lavoratori: in primis raccontando che le perdite economiche e lo sperpero di denaro pubblico per CIGS e salvataggio della fabbrica, sono più alte dei redditi che si dovrebbero garantire. Poi ci sarebbero le fuoriuscite causa amianto, gli incentivi all’esodo e il JUST TRANSITION FUND, una della più grandi occasioni di diversificazione economica che Taranto abbia mai conosciuto. L’Azione 2.7 prevista dal Piano esecutivo prevede 170 mln di euro per riqualificare a accompagnare i lavoratori verso nuova occupazione

– Si coinvolga la città affinché non venga deciso NULLA SU DI LEI, SENZA DI LEI e si faccia fronte comune per respingere al mittente questi nuovi, violenti programmi per Taranto.

– Si valutino seriamente i programmi di riconversione del territorio che sarebbero risolutivi e meno dispendiosi di un salvataggio oggettivamente impossibile. Si pensi ai tarantini e non alla fabbrica!