DEFINANZIATI 300 MILIONI DI EURO PER IL DRI DI TARANTO
Nemmeno più il Governo crede nella possibilità di fare il DRI a Taranto: la finanziaria ha previsto tagli al progetto per quasi 300 milioni di euro. Allo scopo era stato dapprima previsto lo stanziamento di un miliardo di euro a valere sui fondi del PNRR poi, considerati i tempi ristretti da assicurare all’Europa, furono individuati sul fondo di sviluppo e coesione e poi, ancora, al Ministero dell’Ambiente lasciando per strada 80 milioni di euro coesione.
Il polo DRI previsto per Taranto, gestito per intero dalla società statale Invitalia, avrebbe dovuto garantire il preridotto per i tre forni elettrici per i quali non si sono ancora reperiti i fondi. A questo proposito il Governo starebbe trattando col fondo Bedrock disposto a occupare al massimo 5.000 persone in cambio di almeno 3 miliardi dallo Stato per dividersi la spesa dei forni.
La realtà, oltre i sogni e gli slogan, è che l’AIA autorizza la produzione a carbone per altri 12 anni. Questo è ciò che si vuole per il profitto, ignorando le istanze della popolazione tarantina, intrappolata tra un ambiente tossico e una precarietà conclamata. Contando magari sul rinvio delle nuove regole sulle quote CO2 in Europa che inchioderebbero il siderurgico a ingenti spese di compensazione per l’inquinamento prodotto.
Tutto questo è il risultato della gestione statale della fabbrica, quella in cui ancora in troppi credono, senza considerare che non è possibile salvare l’insalvabile. Speriamo che il tempo di pensare oltre e in grande per Taranto arrivi presto. Taranto merita un futuro sostenibile, non l’ennesima proroga del disastro.

