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Dissalatore sul TARA: Emiliano firma, Taranto paga

La Regione Puglia sceglie il dissalatore, ignorando pareri tecnici e vincoli ambientali. Per il progetto proposto da AQP è stato infatti rilasciato il PAUR, il Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale, che dà il via libera a un’opera da 129 milioni di euro finanziata con fondi PNRR e già bocciata anni addietro dalla Commissione VIA VIAS del JTF per via di numerose criticità.

Eppure lo stesso Presidente Emiliano, solo pochi mesi fa, dichiarava che “non si può prelevare acqua da un fiume ad libitum, perché così uccide la sua stessa essenza” (Trovate il VIDEO nei commenti).

Una consapevolezza che oggi viene clamorosamente smentita dall’ok al dissalatore sul Tara: un progetto che di fatto preleverà acqua proprio da quel fiume, violando le stesse cautele che lui stesso richiamava.

Dietro all’annuncio volto a esaltare il dissalatore come soluzione rispetto alla siccità, si nasconde però l’ennesimo scempio per Taranto: i pareri contrari di ARPA, della Soprintendenza regionale e nazionale, oltre al Piano Paesaggistico Territoriale Regionale, non sono riusciti a tutelare il Tara come bene paesaggistico.

La VIA è stata approvata in tempi record per rispettare le scadenze europee.�Il prelievo di acqua dal fiume passa da 1000 a 650 litri al secondo senza spiegazioni chiare: scelta tecnica o pura propaganda? La concessione sarà trentennale e sono previste una condotta di adduzione di 14 km per l’acqua potabilizzata ed una di 4,5 km di scarico della salamoia nell’area del molo polisettoriale. Salamoia che costituisce una delle tante criticità del progetto, col rischio di alterare gli equilibri delle acque marine. I lavori sono stati appaltati alla join venture formata da Suez Italy e Cisa.

Ancora una volta la politica sceglie la via breve: spendere fondi pubblici senza una visione di sistema, senza disturbare il maggior prelevatore di acque potabili che è l’ex-Ilva – fra l’altro una delle principali fonti emissive di CO2 causa della siccità – e scaricando su Taranto costi e rischi. Ma non tutto è finito: il PAUR, infatti, “è condizionato alla legittimità dei provvedimenti e degli atti amministrativi connessi e presupposti di competenza di altri enti pubblici”. Inoltre, “[…] non comprende, le ulteriori prescrizioni, integrazioni o modificazioni relative ai successivi livelli di progettazione” ma anche “relative alla fase di esercizio”. Dal rilascio del PAUR ci sono 60 giorni per ricorrere al TAR e non ci sarà da lasciare nulla per intentato.