Ambiente

Sentenza CEDU: Legamjonici replica alle osservazioni del Governo italiano

Lo Stato italiano ha risposto alla richiesta di informazioni da parte del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa che vigila sull’esecuzione della sentenza CEDU del gennaio 2019.Il comitato Legamjonici ha replicato alle falsità dichiarate dall’Italia scrivendo nuovamente al Comitato dei Ministri europeo ed illustrando la reale situazione di Taranto. Non si molla di un centimetro nella battaglia per ridare giustizia al nostro territorio.

A seguire il comunicato integrale del comitato Legamjonici:

EX ILVA. SENTENZA CEDU, STRASBURGO. L’ITALIA RISPONDE AL CONSIGLIO D’EUROPA

Lo Stato Italiano ha inoltrato nuove informazioni al Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa che vigila sull’esecuzione della sentenza CEDU del 24 gennaio 2019. Il documento era atteso entro il 30 giugno scorso.In merito alla qualità dell’aria l’Italia ha specificato che sulla base dei dati disponibili resi pubblici da ARPA Puglia, non sono attualmente accertate criticità circa lo stato della qualità dell’aria nella città di Taranto. Inoltre ha segnalato che le proroghe concesse sull’attuazione di importanti prescrizioni AIA non hanno effetti ambientali significativi, tenuto conto anche del fatto che rientrano nel quadro normativo dell’anno 2017 che limita il livello di produzione dell’impianto a 6 milioni di t/a di acciaio contro una capacità nominale di oltre 11 milioni di t/a di acciaio, e che nel 2020 non si sono verificate criticità significative. Rispetto a quanto dichiarato dal Governo italiano, Daniela Spera, rappresentante dei ricorrenti (ricorso Cordella e altri c. Italia, n. 54414/13) e gli avvocati Sandro Maggio e Leonardo La Porta hanno inoltrato una dettagliata comunicazione con la quale sono stati segnalati i recenti risultati emersi dalla VDS (Valutazione del Danno Sanitario) che riconosce un rischio cancerogeno inaccettabile, per i residenti del rione Tamburi, anche per una produzione di 6 milioni di t/a di acciaio. È stato, inoltre, specificato che l’esposizione ai PM10 e PM2,5 di origine industriale impone l’attuazione di interventi finalizzati ad abbattere drasticamente questi inquinanti, interventi non legati al contenimento dei valori delle emissioni entro i limiti di legge, dal momento che le soglie critiche di PM10 e PM2,5 previste dalla legge riguardano i parametri della qualità dell’aria il cui rispetto non garantisce la tutela della salute pubblica. Il Comitato europeo di Strasburgo è stato anche informato circa la recente sentenza del Consiglio di Stato che, pur confermando la situazione di pericolo correlata allo svolgimento dell’attività produttiva dello stabilimento siderurgico, ha rilevato l’assenza di ritardi e criticità nell’attuazione del piano ambientale, in netto contrasto con la decisione del Ministero della Transizione Ecologica di non concedere una proroga per gli interventi previsti sulla batteria 12. Infine è stato comunicato che, a seguito delle attività di controllo svolte nel quarto trimestre 2020, ARPA Puglia ha trasmesso una nota di segnalazione ad Ispra per la mancanza di campionamenti, o monitoraggi alternativi, per le diossine al camino E312 dell’ex Ilva, nel periodo dal 22/10/2020 al 23/11/2020. Una violazione della prescrizione sul monitoraggio per la quale, di recente, il Ministero dell’Ambiente ha diffidato Acciaierie d’Italia.

‘LEGAMJONICI contro l’inquinamento’