IL GOVERNO STAREBBE LAVORANDO SU UNA CORDATA CON ARVEDI, MA CONTINUA A PUNTARE SUL CARBONE
Il Governo italiano, su impulso diretto della presidente Meloni, starebbe lavorando a una cordata pubblico-privata per l’acquisizione dell’ex-Ilva. Il privato sarebbe il gruppo Arvedi di Cremona, già proprietario della AST di Terni, mentre per lo Stato parteciperebbe la Leonardo o il jolly sempre buono, Invitalia.
Lo schema sarebbe il solito del capitalismo all’italiana: ristrutturazione pubblica e profitti privati, manco a dirlo.
Si tratta di una notizia ancora non confermata ma che, tuttavia, confermerebbe che le compagnie fattesi avanti fino ad ora non sono per niente affidabili e che nessun grande gruppo siderurgico è interessato all’ex-Ilva: Arvedi, infatti, sarebbe stato tirato in ballo dal Governo e, nonostante le garanzie ricevute sull’impegno economico pubblico, ci starebbe pure pensando.
D’altra parte, nel suo piano industriale non ci crede neppure il Governo stesso, giacché il Ministro Urso, in un colloquio col neo-presidente della Regione, Decaro, avrebbe ribadito quanto già detto qualche settimana fa ai sindacati, e cioè che l’Italia sta lavorando in Europa per la revisione del Sistema per lo Scambio di Quote di Emissione dell’Unione Europea (ETS) e del Meccanismo di Adeguamento del Carbonio alle Frontiere (CBAM). Tradotto, si sta lavorando per evitare l’esborso di “penalità” riguardo alle emissioni di CO2 che, tradotto ancora, significa che l’unica cosa di cui hanno certezza è produrre a carbone con l’attuale AIA…
AIA che, come tutto il resto, continueremo a mettere in discussione in ogni sede possibile, a partire dai tribunali, dove a gennaio si deciderà sulla sospensiva a danno di Acciaierie d’Italia in merito al ricorso sostenuto da tutta la città contro la fabbrica che la uccide.
Anche di questi temi parleremo domani nell’assemblea pubblica che si terrà a Mercato Nuovo dalle 19 alle 21, nella quale vedremo insieme la proiezione del video realizzato da Antonello Cafagna sulla bellissima manifestazione del 29 novembre scorso che verteva, giustappunto, su un’altra Taranto possibile.

