Politica

Arriva il quattordicesimo decreto salva-Ilva: cento passi indietro

È arrivato il primo regalo del Governo Meloni alla città di Taranto: un decreto legge che serve per reintrodurre, di gran fretta, l’immunità penale per i gestori del siderurgico ex-Ilva. Probabilmente si sta configurando la prosecuzione del reato ambientale (la magistratura sta avviando un nuovo filone di inchiesta): il governo si è preoccupato di porre rimedio a possibili problemi.

A tutto ciò si aggiunge un super regalo da 680 milioni di euro che si aggiungono al miliardo già previsto dal governo Draghi: soldi pubblici, di tutti noi contribuenti, che serviranno per garantire liquidità ad un’azienda che accumula debiti da decenni e per salvare Acciaierie d’Italia. Un’operazione che per noi tarantini si configura come una sorta di truffa.

Pur riconoscendo che nessun governo, da destra a sinistra, abbia mai fatto qualcosa di buono per i tarantini, riconosciamo coerenza al Governo Meloni: carne da macello eravamo per loro quando erano all’opposizione e carne da macello siamo oggi.

Oltre al nuovo scudo penale e ai nuovi fondi, infatti, si aggiungono anche la richiesta di installare un degassificatore davanti alle nostre coste, la richiesta di aumento della produzione dell’ex-Ilva e la modifica della normativa sul commissariamento delle imprese insolventi, in modo da garantire la continuità produttiva anche in caso di fallimento, mediante l’insediamento di un commissario.

Come se l’inquinamento non fosse mai esistito, come se le perizie epidemiologiche fossero carta straccia.

Scudo penale, maxi regalo, degassificatore. Nessun fondo, invece, per sanare i debiti dell’indotto locale soffocati dai mancati pagamenti (alla faccia di chi sostiene che il salvataggio della fabbrica sia necessario per l’economia locale).

Per quanto la strada per azienda e governo resti totalmente in salita, sarà quanto mai necessario continuare a combattere, perché potremo salvarci solo da noi.

Buon anno di lotta a tutt*