Ambiente

Ex-Ilva: c’è più futuro spegnendo la fabbrica

“L’ex llva, oggi Acciaierie d’Italia , sta vivendo una fase di abbandono e pericoloso declino destinata nel giro di pochissimo tempo a consegnarla ad un’irreversibile condizione di spegnimento con gravissime conseguenze occupazionali oltre che industriali, senza tenere conto dei numerosissimi incidenti che si verificano quotidianamente nei luoghi di lavoro e che mettono a rischio la sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori”.
Questo lo stralcio di una nota indirizzata alla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni e ai ministri dello Sviluppo economico e delle imprese, da parte di sindacati metalmeccanici nazionali e di Taranto Fim Cisl nazionale Fiom Cgil Nazionale e Uilm Nazionale.

Un grido d’allarme, si dirà. I sindacati sono estremamente preoccupati per il futuro dell’acciaieria e addirittura per la salute dei lavoratori. Peccato che gli stessi sindacati ignorino, o meglio facciano finta di ignorare ormai da decenni, che quella fabbrica è un totale colabrodo, un pericolo costante per chi ci lavora e chi ci vive fuori! Una fabbrica che non smette di produrre debiti e malattie, molto più di quanto riesca ad incassare dalla vendita di acciaio.

Invitiamo, ancora una volta, i sindacati a riconsiderare la propria posizione, per abbracciarne una di maggior prospettiva costituita dalla programmazione di un futuro senza la fabbrica. L’apertura di un grande laboratorio partecipativo sul modello della Ruhr che sia in grado di traguardare verso nuovi orizzonti l’economia del territorio e i lavoratori verso un nuovo e sano impiego.

Le innumerevoli leggi salva-Ilva sono un accanimento terapeutico e un’ingiustizia ambientale e sociale verso tutto il territorio di Taranto e provincia. I sindacati hanno il dovere, attribuitogli dalla loro rappresentanza, di prendere atto del fallimento delle politiche di salvataggio della fabbrica e orientarsi al reale interesse dei lavoratori e della comunità.

Si spenga quella maledetta fabbrica! Si pensi a smantellarla e ad operare delle serie bonifiche utilizzando specifici fondi europei. Non confidiamo in questo governo (così come nei precedenti), ma occorre unire le forze locali per un lungimirante progetto di rilancio ed emancipazione della città. Auspichiamo, piuttosto, un ulteriore procedimento della magistratura verso quella che continua ad essere un’intollerabile vessazione ai danni dei tarantini. E’ d’altra parte ormai chiaro come il braccio di ferro fra Stato e ArcelorMittal non porterà a nulla di buono, occorre pensare, ora, ad un serio percorso di fuoriuscita dall’acciaio con gli strumenti economici a disposizione.

Non farlo sarebbe da irresponsabili.