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Da un esposto di GxT un nuovo procedimento penale a carico dell’ex-Ilva

La denuncia depositata da Giustizia per Taranto contro ArcelorMittal e Acciaierie d’Italia a maggio del 2021 ha dato origine a un nuovo procedimento penale per inquinamento ambientale. Oltre a portare sotto processo i suoi presunti responsabili, si tratta di un’azione quanto mai preziosa poiché fa riferimento all’inquinamento prodotto dal 2020 “in poi”.
Prendendo le mosse dall’inaudita nuvola di polvere che si alzò sulla città a seguito di una tromba d’aria il 4 luglio 2020, essa dimostra chiaramente che non ci sono AIA, né coperture in grado di proteggere i tarantini dall’inquinamento provocato dalla fabbrica.
A supporto di quanto da noi denunciato, depositammo immagini e video del quartiere Tamburi, nonché quelle dell’abitazione di una famiglia residente al quartiere Tamburi, i cui componenti hanno firmato e fatta propria la denuncia, essendo, loro, certamente persone offese dal reato.
Le aree prossime al siderurgico, purtroppo, continuano ad essere inondate di polveri che riempiono i quartieri vicini all’insediamento industriale, provenienti, certamente, dallo stabilimento, così come ha confermato ARPA Puglia.
Un processo dovrà, ora, accertare le responsabilità personali per i fatti che abbiamo denunciato: a rispondere delle accuse sono Loris Pascucci, che ha guidato l’impianto durante la gestione Arcelor Mittal, e di Vincenzo Dimastromatteo che ha preso il suo posto a partire dal 26 aprile 2021 per Acciaierie d’Italia S.p.A.
I reati contestati dalla Procura della Repubblica, nella persona della Dott.ssa filomena Di Tursi, sono di “getto pericoloso di cose” e “inquinamento ambientale”.
In un primo momento il Pubblico Ministero aveva chiesto l’archiviazione del procedimento ma, accogliendo la nostra opposizione, il Giudice per le Indagini Preliminari Gianna Martino ha indicato al Pubblico Ministero di svolgere le indagini da noi richieste.

Grande merito, per il risultato sino ad ora ottenuto, va al nostro Avvocato Leonardo La Porta, ai Magistrati che si sono occupati della vicenda, ed alla Polizia Giudiziaria per tutta l’attività svolta.
Continueremo ad agire con caparbietà, in ogni sede possibile, affinché venga ridata dignità e giustizia alla nostra città. Convinti, come siamo, che occorre salvare Taranto e i tarantini, e non, certamente, la fabbrica.

Qui l’articolo dedicato da La Gazzetta del Mezzogiorno, a firma di Francesco Casula