TARANTO NON SI ARRENDE
Ieri sera, 21 Luglio, accanto alla Prefettura, sede del Governo in città, abbiamo scritto una pagina importantissima di autodifesa collettiva.
Il termine che più ha risuonato è stato uno solo: resistenza.
Perché è questo che stiamo facendo, giorno dopo giorno: resistiamo ai soprusi, ai silenzi, ai ricatti. Resistiamo alle decisioni prese sopra le nostre teste, contro i nostri diritti.
In piazza abbiamo espresso con forza la nostra totale contrarietà alla scandalosa AIA rilasciata dal governo ad Acciaierie d’Italia. Ne abbiamo spiegato i motivi, condividendo come sempre informazioni, competenze e visioni.
Ma soprattutto, abbiamo tracciato i prossimi passi, perché a Taranto non ci si limita più a protestare: si costruisce, si agisce, per dare corpo alle speranze di cambiamento.
1) Si è deciso di presentare ricorso al TAR contro l’Autorizzazione Integrata Ambientale che consente la riaccensione degli altiforni e il ritorno alla produzione a carbone. Si chiederà agli enti locali di sostenere questa iniziativa, visto che si erano già espressi negativamente in Conferenza dei Servizi. Ma anche da soli, se necessario, noi andremo avanti.
2) Si è rilanciato il sit-in sotto Palazzo di Città, alla vigilia del Consiglio Comunale che dovrà esprimersi sull’accordo di programma voluto dal ministro Urso (forse sarà il 30 luglio ma solo domani dovremmo avere la conferma della data).
Chiederemo che il Comune rigetti ogni ipotesi di insediamento del rigassificatore, del dissalatore, dei DRI (di cui uno per Genova!) e dei nuovi forni, di cui nessuno ha ancora valutato gli impatti ambientali e occupazionali.
L’accordo prevede che i costi siano scaricati su chi gestirà la fabbrica, cosa alquanto improbabile e che spalancherà le porte all’AIA così com’è per 12 anni.
Ma soprattutto chiederemo il rispetto delle sentenze emesse e delle evidenze scientifiche già prodotte.
Infine, un vero accordo di programma, costruito per Taranto, non per salvare l’azienda.
Un accordo che parli di riconversione, tutela dell’ambiente e vera occupazione, senza nuovi esuberi e nuove ferite.
3) abbiamo fatto ciò che il Governo si ostina a non fare: abbiamo proclamato lo STATO DI EMERGENZA SANITARIA, AMBIENTALE E DEMOCRATICA.
Un atto simbolico ma necessario perché non si può continuare a decidere per Taranto senza i tarantini. Perché non accetteremo mai una produzione che calpesta la salute e l’ambiente in nome del profitto.
Il documento è stato depositato in Prefettura da una delegazione di movimenti e associazioni cittadine: la voce di Taranto è arrivata fino al governo di Roma.
È stato emozionante vedere la piazza riempirsi di volti noti e nuovi: vecchi attivisti tornati a lottare, e tanti giovani che vogliono costruirsi un futuro qui, per restare o per poter tornare.
Perfino i problemi iniziali con i microfoni, di cui ci scusiamo, si sono trasformati in una lezione di comunità, grazie all’aiuto di chi non si tira mai indietro (grazie ad Antonella Sgobio e ad Apulia Musicarte).
Questa energia, questa passione, non si possono fermare.
Il cammino continua, e sarà tanto più potente quanto più ognuno di noi sceglierà di farne parte, coinvolgendo chi ancora non sa, chi ancora non c’era.
Facciamo passaparola!
Se non ora, quando?
SOLO TARANTO PUÒ SALVARE TARANTO!


