Solo Taranto può salvare Taranto
In tutta onestà, riteniamo che la vera violenza sia quella esercitata dal Governo sui nostri corpi, o quella delle irrispettose parole del Presidente Emiliano, accompagnate da prepotenti ingerenze volte a influenzare la scelta del Consiglio comunale. O, ancora, quella di certa stampa che non aspettava altro che l’occasione pretestuosa per screditare e delegittimare le nostre mobilitazioni. O quella data dalle ulteriori pressioni arrivate da più parti per firmare un accordo farlocco e pericoloso che, con scarse possibilità di essere realizzato, avrebbe finito per lasciare campo libero all’ AIA per dodici anni con aggiunta della nave rigassificatrice, del dissalatore, di ben quattro DRI e tre forni elettrici. Ieri alcune rimostranze sono state male indirizzate e talvolta prevenute. Qualche minaccia pesante al Sindaco è effettivamente arrivata, però si chiama esasperazione e va compresa, si chiama sfiducia nelle istituzioni e ha le sue giuste ragioni di essere sfogata: siamo una comunità vessata da anni di drammi indicibili che pretende un cambiamento reale.
Il Sindaco di Taranto è il Sindaco di una città complessa e arrabbiata e, se ci sta stigmatizzare certi episodi sopra le righe che sfociano nella sfera privata anziché restare sul piano politico, ci sta ancor di più che chi riveste quel ruolo senta sulla carne il dolore che la gente prova e che coinvolge, eccome, le sfere personali di ognuno. Occorre comprendere, non cercare di essere compresi. Quanto accaduto ieri ci pare troppo poco per abbandonare la nave, ancor più in un momento delicato come questo.
Continuiamo a ritenere che invece le critiche pubbliche e tutte interne fra chi manifesta siano ingenerose e, spesso, anche qui prevenute. Sono legittime per gli stessi motivi suddetti, ma restiamo convinti che siano evitabili. Non già perché non si sia in grado di sostenerle, ma perché rischiano di indebolire verso l’esterno le vertenze decisive che siamo chiamati ad affrontare, ora più che mai, con responsabilità e compattezza. Ciascuno è utile alla causa, ogni metodo è ugualmente prezioso, ogni luogo, siano esse le piazze, le istituzioni, o i tribunali, sono un’opportunità per scardinare il sistema e le sue imposizioni.
Venendo ai fatti del pomeriggio, è vero che l’incontro di ieri è stato un importante momento di ascolto della comunità che mancava da tempo, sebbene dovrebbe rappresentare un esercizio costante e normale, ma è altrettanto vero che poteva essere organizzato meglio, mettendo tutte le associazioni e i movimenti nelle condizioni di offrire il proprio contributo. L’incontro si è protratto per due ore e mezza, ma l’importanza delle questioni avrebbe meritato di andare a oltranza o, al più un’immediata chiamata a un ulteriore confronto. Chi è riuscito a parlare lo ha fatto difendendo Taranto nel miglior modo possibile: con dignità, decisione, dati e valutazioni a supporto, andando oltre al tema dell’incontro che riguardava l’accordo di programma, per spingere verso il superamento radicale della fabbrica alla luce dei disastri inanellati per salvarla. Lo avrebbe fatto anche chi non ha avuto spazio ieri. Noi, pur rappresentando la posizione di tre associazioni, siamo andati un po’ lunghi, ce ne scusiamo in primis con chi non ha avuto spazio fin quando è rimasto il Sindaco, ma pur stando più brevi, il problema sarebbe rimasto per intero.
Vogliamo aggiungere un’altra riflessione a questa analisi: noi, ieri e in queste settimane, siamo in piazza col dichiarato intento di favorire le migliori decisioni per Taranto, in questo caso scongiurare la sottoscrizione dell’accordo (beninteso, come punto di partenza e non già di arrivo). Crediamo nel potere di queste straordinarie mobilitazioni per modificare le traiettorie politiche che fanno il male della città, per cui non condividiamo la versione secondo cui la scelta di firmare fosse già presa. E’ il momento della pressione, non ancora quello della protesta. La città deve continuare a portare in piazza il proprio dissenso rispetto al governo e impedire l’allineamento istituzionale che potrebbe condannare la nostra gente ad altri lunghi anni di pene. La nostra mobilitazione ci sta dando un’opportunità che diversamente non avremmo avuto, bisogna insistere e crederci.
Infine, al Sindaco chiediamo di rimettersi in sella, rispondere alla richiesta della piazza facendo la cosa giusta. Il cambiamento che vogliamo è una questione di volontà politica, ma da che parte stare non è una questione di opinioni: da una parte ci sono dei carnefici e dall’ altra ci sono delle vittime, non lo si dimentichi.
