Leggiamo con preoccupazione le prime dichiarazioni del neoeletto Presidente della Regione Puglia, Antonio Decaro, sulla vicenda ex Ilva.
Si parla di decarbonizzazione, di transizione da accompagnare, di nuovi investimenti e di nazionalizzazione, come preludio a un rilancio industriale.
Questa impostazione è in netto contrasto con l’idea di un futuro diverso e concreto per Taranto.
Le alternative esistono, così come i fondi che potrebbero essere intercettati, ma manca ancora il coraggio di assumere una scelta chiara. Lo ha detto apertamente anche Pierpaolo Bombardieri (segretario generale della UIL) a Bari: “Bisogna avere il coraggio di dire che l’Ilva si chiude e cominciare a pensare a come dare risposte a più di 10.000 lavoratori”.
Taranto ha già dato, Presidente.
Ha pagato in salute, ambiente, diritti, vite spezzate.
Continuare a parlare di accompagnamento senza mettere nero su bianco chiusura dell’area a caldo e una vera bonifica significa lasciare la città ancora una volta sospesa, ostaggio dell’emergenza occupazionale.
Una transizione giusta non prolunga l’insostenibile.
Si costruisce chiudendo ciò che ha prodotto danni irreversibili e investendo in una riconversione reale del territorio, capace di creare lavoro pulito e futuro.
Basta miliardi di soldi bruciati.
Basta progetti sulla pelle delle persone.
Sabato 29 scenderemo in piazza per dimostrare che Taranto può e deve vivere di altro.
Che un’altra economia è possibile e che questa città non è più sacrificabile in nome dell’acciaio.

