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POSSIAMO VIVERE SENZA ILVA?”

Quante volte ci sentiamo rivolgere questa domanda? E quante volte chi sostiene la produzione ad ogni costo si premura di sentenziare che non è possibile?

Perché mai non dovrebbe esserlo? Il disastro sociale che minacciano in caso di chiusura della fabbrica è in piedi da anni proprio perché resta aperta!

Noi crediamo che chi lo sostiene non riesca a vedere nient’altro che capitale e profitto (ma quale profitto poi?) o, in altri casi, si illuda che questa possa offrire ancora occupazione. O, ancora, che sia incapace di leggere il presente con una visione di futuro. Si chiama “lungimiranza” e dovrebbe accompagnare ogni costruzione politica che si dica etica.

Purtroppo, nessuna istituzione, dal Governo al Comune, passando per la Regione, ne sono dotate e, se la politica non fa il suo mestiere, va da sé che imprenditori, sindacati e lavoratori facciano fatica a intravedere un futuro radicalmente diverso da quello attuale. Così, mentre cittadine e cittadini continuano a denunciare rischi e scelte sbagliate, e facciano proposte percorribili, assistiamo a istituzioni che non fanno l’interesse della propria comunità, lanciandosi su piani improbabili, tacendo rischi, agevolando l’insediamento di nuovi e deleteri impianti sul territorio. Non si oppongono, non presentano ricorsi, non ascoltano la città e permettono che Taranto continui a essere trattata come un territorio sacrificabile.

Noi non ci stiamo!

Per sostenere un cambiamento radicale, urgente e necessario, da anni segnaliamo gli esempi di territori che quella lungimiranza, quel coraggio e quel senso di etica e responsabilità lo hanno avuto e che, chiuse le pagine dell’inquinamento e dei drammi sociali, oggi ci raccontano storie di riconversione sociale, economica e occupazionale che hanno attraversato dubbi e timori per giungere a traguardi straordinari che non hanno lasciato indietro nessuno. Al contrario hanno portato tutte e tutti a fare enormi passi in avanti.

Sabato avremo l’occasione di dare peso alla volontà chiara e netta della città di voler superare l’acciaio e costruire, tutte e tutti insieme, un futuro diverso e realmente improntato sulle vocazioni del territorio. Perché ci sono già tante persone che quel cambiamento lo mettono in pratica, senza godere dello stesso sostegno e della stessa attenzione che viene rivolta al siderurgico. Ciò avviene perché ogni alternativa costituisce una minaccia al modello di sviluppo che vogliono per Taranto, all’emergenza in cui vogliono relegarci. Ecco perché l’ex-Ilva non inquina solo i nostri corpi, ma anche le nostre possibilità di essere altro e di pensarci finalmente grandi!

Da vent’anni si fa come dicono loro, adesso è il momento di fare come diciamo noi!

Ci vediamo sabato alle 9 in piazza della Vittoria per gridare forte che è arrivata l’Ora di Taranto!