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“Il Serpente russo” di Massimo Spinelli: uno spaccato della società e dell’economia russa, fino alla minaccia Putin

Per la prima volta ho avuto difficoltà a scrivere una recensione. Da “It” in poi, ho adottato un modo diverso di scrivere di libri: mentre li leggo inizio ad appuntarmi frasi, a dare forma ai pensieri e il tutto avviene in concomitanza con la lettura.
Per il libro “Il serpente russo” di Massimo Spinelli, edito da Mandese Editore, ciò che mi sono appuntata ha riguardato principalmente temi ed eventi storici che mi ero ripromessa di approfondire per capirne di più, la recensione vera e propria è arrivata molti giorni dalla fine della lettura. Bisognava far decantare… Le informazioni sono tante e spesso così agghiaccianti da infondere un forte senso d’inquietudine.
Cercherò di procedere a piccoli passi. Inizio dalla forma: questo libro è scritto davvero bene e, nonostante la portata degli argomenti, non risulta mai pesante, o non meritevole di considerazione.
Un gran bello spaccato della cultura e della società russa precedente all’ascesa al potere di Vladimir Putin, e l’attuale politica.
Per cercare di spiegarmi, utilizzerò spesso (molto più spesso di quanto non faccia abitualmente) parole dell’autore. I russi sono una società che insegue l’ostentazione; la ricchezza, prima che accumulata, va sfoggiata. È una popolazione con bassa propensione al risparmio, ma con analisi Massimo spiega l’inevitabilità di ciò, dovuto a due crisi finanziarie in cui hanno letteralmente perso tutto. L’immaginario che abbiamo è diverso, o perlomeno più ovattato.

“Vi è un’opposizione che è di sistema, funzionale. I due partiti di opposizione sistemica hanno contribuito a dare al sistema politico russo una parvenza di assetto multipartitico. Mentre hanno incarcerato ed eliminato fisicamente i leader dei movimenti”.

Questo libro parla dei vari oppositori al regime putiniano, spesso avvelenati o incarcerati. Da Alexy Navalny (comunque nazionalista e xenofobo), all’oligarca Khodorkovsky che, mentre i suoi colleghi si ammansivano al potere, criticò il nuovo corso e sostenne apertamente l’opposizione a Putin.
Berezovski, che controllava il colosso petrolifero russo Sibneft che, rifiutandosi di vendere l’azienda, morì apparentemente suicida nel 2013 e Aleksandr Litvinenko, ex agente segreto del KGB, morto nel 2006 per avvelenamento, che confermò il comando di sbarazzarsi di Berezovski.
Boris Nemtson, uno dei pochi oppositori di portata, ucciso con colpi d’arma da fuoco nel 2015, a pochi passi dal Cremlino. Come tutti i paradossi di questa terra dove la libertà è un valore fortemente labile, in quella giornata le telecamere, inaspettatamente, erano spente per manutenzione.
Ma solo la Russia commette ed ha commesso nefandezze all’interno e non, del proprio paese?
In Vietnam per esempio, anche gli Stati Uniti hanno cercato di nascondere le atrocità commesse, e dov’è allora la differenza?
Che la linfa che rende impossibile alcuna alternativa alle democrazie aveva continuato a scorrere (giornali, film, documentari e denunce). E della Russia in Afghanistan che si sa?

“L’armata rossa non fu meno violenta dei marines americani. Le torture, praticate nei sotterranei del Ministero degli Interni a Kabul e la prigione di Pol-i Charkhi sono note, le bombe al fosforo utilizzate dai Mig sovietici.”

Un’analisi sulla guerra in Cecenia, Siria e l’evoluzione di quella Ucraina che non è esplosa certamente pochi mesi fa, ma già dal 2004. Iniziata come una guerra ibrida, divenuta nel 2014 a bassa latenza e invasione nel 2022.
L’evoluzione delle leggi introdotte è raccapricciante, l’art. 282 del codice penale ha portato alla detenzione dei testimoni di Geova, Artyom Kamardin è stato incriminato per “incitamento all’odio e all’inamicizia con la minaccia della violenza” per aver letto una poesia pacifista.
La legge Yarovaya del 2018 che ritiene reato l’induzione alla partecipazione a disordini, la censura sul web, i social bloccati. Le leggi sugli agenti stranieri e contro la propaganda omosessuale. Una libertà di stampa che nelle classifiche mondiali è al di sotto dell’Afghanistan e della Siria.
L’introduzione di questo libro è davvero molto bella ed anche la scelta del titolo.

“Chiunque compie il minimo sforzo può vedere cosa ci riserva il futuro; è come l’uovo di un serpente attraverso la fine membrana si riesce a discernere il rettile pienamente formato (…) guardiamo l’uovo dalla giusta distanza, quella che più ci rassicura. Non abbiamo tempo per alzarlo in controluce e scrutare la membrana.”

L’escalation di violenza che porta a conseguenze nefaste “è determinata da una prima azione mancata, non aver preso l’uovo in mano per osservarlo in controluce. Chiunque compia il minimo sforzo, può vedere cosa ci riserva il futuro”.
Io ho cercato di cogliere l’invito di Massimo e leggendo ho cercato di ampliare le informazioni con letture e podcast. A riguardo mi ha colpita molto, nella situazione attuale, il ruolo della Cina. Sulla Russia abbiamo perso molti appuntamenti con la storia, arrivando ad un punto di non ritorno, ma ho avuto anche la sensazione di una potenza ormai in forte declino e vassallo della Cina.
Mi chiedo, forse dobbiamo prendere l’uovo, osservarlo in controluce per notare un nuovo rettile?
Leggete questo libro, scevri da pregiudizi, come un’analisi sociale, politica ed economica di una terra che poco conosciamo. Non si tratta di scegliere da che parte stare negli schieramenti da guerra fredda. Io, per esempio, non sono mai stata filoamericana e riconosco le efferatezze commesse nel mondo dagli USA. Non mi faccio abbagliare da chi sbandiera di essere la più grande democrazia al mondo e poi agisce con irruenza e prepotenza. Però non posso neanche girare lo sguardo di fronte alle dittature, a politiche antidemocratiche e violente. A leggi xenofobe che privano della libertà personale e che schiacciano completamente i diritti favorendo corruzione e privilegi.
Il grande Gramsci diceva: “Poche mani, non sorvegliate da controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa.”
Purtroppo non possiamo occuparcene, ma avere una visione più ampia e analizzare le situazioni possiamo farlo, di questo possiamo preoccuparci.

Buona crisi