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Occorre agire senza negare: il cambiamento climatico è colpa dell’umanità

Gli effetti di un clima ormai fuori controllo sono in questi giorni quanto mai evidenti nel nostro Paese e non solo. Da una parte temperature record con disagi, morti ed energia insufficiente al fabbisogno; dall’altra tempeste, grandinate, allagamenti e città devastate dal maltempo. Assistiamo a un generale slittamento delle stagioni, con fenomeni metereologici che si fanno sempre più intensi, frequenti e pericolosi. Ma, ancora più rischioso, è negare la causa di tutto questo, come in molti al governo si stanno affrettando irresponsabilmente a fare, coerentemente con la loro opposizione, in sede di istituzioni europee, ad ogni intervento utile in favore dell’ambiente: dalla contrarietà alla messa al bando dei combustibili fossili, alle resistenze sull’eliminazione delle auto a benzina, dalla restaurazione del carbone nelle industrie, fino ad arrivare alla volontà di concedere nuove autorizzazioni per le trivellazioni in cerca di altro petrolio.

La linea politica del governo italiano è risultata chiarissima dalle dichiarazioni della Presidente del Consiglio Meloni che, il 14 luglio scorso, durante un collegamento video con Vox a Valencia per un appuntamento elettorale, ha sentenziato:

“È necessario fermare il fanatismo ultra-ecologista che sta portando la sinistra ad attaccare il nostro modello economico e produttivo. a sostenibilità ambientale deve essere accompagnata dalla sostenibilità economica e sociale per le nostre imprese e i nostri lavoratori.”

Il motivo di questo atteggiamento è riconducibile alla consueta e strenua difesa degli interessi del capitale e del profitto che, nei cambiamenti necessari per preservare la Terra, vedono solo un costo da evitare. Senza considerare che è proprio il capitale ad essere una delle cause principali dello stato in cui ci troviamo e che, d’altra parte, i governi avrebbero tutte le leve per incentivare la transizione, se solo la volessero realmente.

Per questo riteniamo che gli spazi per il negazionismo vadano ridotti attraverso il ripristino di una narrazione coerente con i fatti e con le evidenze scientifiche che, sempre di più, sollecitano interventi urgenti e radicali.

Qualche dato

La settimana dal 3 al 9 luglio scorso è stata la più calda mai registrata fino ad oggi e va in scia ad un generalizzato e costante aumento delle temperature.

Gli studi scientifici

I dati di uno studio condotto dall’Istituto di Barcellona  per la salute globale, in collaborazione con l’Istituto Nazionale della Salute francese, e pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Nature, ha evidenziato un aumento importante della mortalità dovuta al clima. La ricerca, basata sul database Eurostat ha indicato l’Italia come primo paese per decessi da caldo, con un’incidenza maggiore nelle donne per il 63% e L’Europa come continente che accusa maggiormente l’aumento delle temperature.

Anche uno studio pubblicato sulla rivista Nature Climate Change nel 2021 ha valutato il costo umano di questo caldo eccezionale nei sei diversi continenti: il 37% di tutte le morti correlate al caldo sono attribuibili direttamente al cambiamento climatico.

Uno studio pubblicato invece su Nature Communications, indica che il costante aumento delle temperature globali sta causando una riduzione nell’intensità della corrente del Golfo, che gioca un ruolo fondamentale nel mantenere una certa stabilità climatica. Consente, infatti, la redistribuzione di calore dalle zone tropicali verso i poli, senza la quale le temperature invernali in Europa crollerebbero. Le correnti del Golfo sono provocate da un continuo scambio fra l’acqua più calda meno densa e, dunque, più povera di minerali, e quella sottostante, più fredda, salata e densa. La prima, dopo aver rilasciato calore nell’aria, proprio a causa della sua scarsa densità, precipita in basso scambiandosi con quella più fredda e densa, in un circolo virtuoso che alimenta lo scambio delle acque. L’aumento delle temperature di aria e acque dovuto soprattutto alla CO2, riducono drasticamente questo fenomeno e, contemporaneamente, sciolgono i ghiacciai riducendo la quantità salina dei mari. Questo studio mette in guardia dalla possibilità che il sistema di correnti del Golfo possa collassare nel giro di pochi anni, con conseguenze drammatiche.

Un altro studio intitolato “27 ways a heat wave can kill you: Deadly heat in the era of climate change” dimostra le conseguenze di questi fenomeni sulla salute umana, dall’insufficienza renale a danni cerebrali o cardiaci che aumentano del 70% le possibilità di morte. È stato inoltre simulato uno scenario che escludeva le conseguenze dell’operato umano sul clima e messo in parallelo con quello attuale, stimando che oltre 100.000 morti all’anno potrebbero essere attribuite al cambiamento climatico provocato dall’uomo. L’incidenza è ancora maggiore nei Paesi più caldi e con meno accesso alla climatizzazione, mostrando come, anche in questo caso, il cambiamento climatico metta in luce situazioni di grave ingiustizia ambientale.

Gli effetti della tropicalizzazione del clima anche dal punto di vista delle malattie infettive sono stati trattati in questo interessante articolo de Il Fatto Quotidiano il 28 luglio scorso, in cui riprende, fra l’altro, l’allarme lanciato qualche giorno fa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

A questo link, invece, gli effetti dell’innalzamento delle temperature del mare sull’ecosistema del mar Mediterraneo.

Le correlazioni fra quanto accade e la mano umana sono ormai indubbie e riconoscerle è un atto di responsabilità fondamentale per agire. Non più ormai solo per il futuro, ma per lo stesso presente.

A questo articolo il drammatico appello ai governi del Segretario generale dell’ONU Antonio Guterres sul clima.