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CISA: dopo discarica Vergine e dissalatore, un progetto per recupero e smaltimento aerei all’Arlotta!

Qualche giorno fa abbiamo pubblicato un approfondimento critico sulla gestione dei rifiuti nel comune di Taranto e sollevato il dubbio che, dietro ai disagi patiti dai tarantini, potesse esserci (al di là di pluriennali incapacità manageriali) un interesse alla privatizzazione del servizio. Naturalmente, fra i primi ad essere eventualmente interessati, potrebbero essere gli stessi imprenditori che, rispetto ad un miglioramento della raccolta differenziata, andrebbero a perdere quote di mercato nell’incenerimento del combustibile (CSS) derivato dai rifiuti urbani indifferenziati. Fra questi, la CISA SpA dell’imprenditore Antonio Albanese.

A confermare un generale riassetto degli affari della CISA ci sono ora anche una serie di iniziative imprenditoriali che vedono l’azienda in prima linea su svariati fronti: dall’acquisto della discarica Vergine per il tramite della controllata Lutum, all’appalto per la realizzazione del dissalatore più grande d’Italia sul fiume Tara, per finire al centro per lo smontaggio, smantellamento e riciclo di aeromobili all’Arlotta di Grottaglie, assieme alla Ecologica SpA con la quale è anche editrice de La Gazzetta del Mezzogiorno attraverso la Edime Srl.
Sia nel caso del dissalatore, che in quello dello smaltimento degli aerei, si tratta di appalti afferenti alla Regione Puglia attraverso le controllate pubbliche Acquedotto Pugliese SpA e Aeroporti di Puglia SpA.

Sulla riapertura della discarica ex-Vergine, così come sul dissalatore, abbiamo già espresso in maniera netta la nostra contrarietà. Sul progetto “Disassembly, Dismantling & Recycling Aircrafts” presentato l’altro giorno alla Fiera di Rimini ‘Ecomondo’ alla presenza del viceministro MASE, Vannia Gava e del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, pure esprimiamo alcune perplessità. La società proponente indica la quota di materiale da recuperare dagli aeromobili in non meno dell’85/90%, ovviamente decantando i criteri di sostenibilità ambientale che, oltre al riciclo in sé, riguardano anche la realizzazione di un impianto fotovoltaico sul tetto dell’hangar che verrà costruito. Ciò di cui, invece, non si è fatta menzione è la quota di materiale che non sarà possibile differenziare, oltre all’impatto ambientale dovuto alle lavorazioni e alla presenza di materiali nocivi.

Nel caso dello smaltimento di automobili, le quote irrecuperate danno origine al cosiddetto car fluff, che viene utilizzato nel processo di incenerimento, grazie alle sue ottime capacità calorifere. Immaginiamo che la stessa cosa avverrà anche per gli aerei dismessi, cosa che ci lascia immaginare un interesse nell’incenerimento dei materiali residui nello stabilimento di cui la CISA è proprietaria assieme alla Marcegaglia, in vista di una riduzione dello smaltimento di rifiuti indifferenziati a Taranto. Col beneficio del dubbio, dunque, chiediamo a chi di competenza di sapere quale sarà il destino dei materiali non recuperabili.

L’area dell’Arlotta interessata dall’investimento è di oltre 18.000mq, la concessione sarà ventennale e verrà rilasciata da Aeroporti di Puglia che, assieme all’assessorato regionale allo Sviluppo Economico, aveva pubblicato un avviso per la selezione di operatori interessati. Si stima un volume di affari di 30 milioni di euro per dodici aerei all’anno.
Si tratta di progetti legittimi che dovrebbero prevedere più partecipazione e che, soprattutto, meritano molta attenzione, a cominciare dal fatto che questo processo di riposizionamento vede nella Regione, e nel suo presidente, i suoi principali “sponsor”.