Ambiente

Il futuro “verde” (Lega) dell’ex-Ilva

Il Ministro dello Sviluppo Economico Giorgetti, esponente di spicco di quella Lega che investì soldi propri in ArcelorMittal, nei giorni scorsi si è avventurato nella descrizione dei possibili scenari che potranno caratterizzare il prossimo piano industriale dell’ex-Ilva.

Sullo sfondo un accordo fra Acciaierie d’Italia e NextChem, controllata della Maire Tecnimont S.p.A., per verificare la possibilità di impiegare gas circolare (syngas) nella fabbrica di Taranto. Questo tipo di gas si ottiene dal recupero del carbonio e dell’idrogeno contenuti in scarti plastici e secchi mediante un processo di ossidazione parziale. Questo processo sostituirebbe il polverino di carbone da altoforno e il gas naturale nella riduzione diretta e può essere utilizzato sia nella produzione dell’acciaio che nei processi di raffinazione.         

Si sostiene, cioè, che questo processo sia sostenibile in quanto basato sul riciclo di materiale di scarto ed in linea con la decarbonizzazione in quanto non utilizza combustibili fossili, mentre nessun riferimento viene fatto su quanto questo processo possa essere invece impattante a livello sanitario

Il Ministro, in un’audizione alla Camera, ha anche confermato che è prevista la costruzione di un forno elettrico, in aggiunta agli impianti esistenti, che verrà alimentato da preridotto (DRI) e gestito da una newco di stato per una spesa totale di circa un miliardo e mezzo di euro da attingere da fondi statali ed europei.

Una cifra sproposita che non risolverà alcun problema sanitario ed ambientale di Taranto e graverà pesantissimamente sulle tasche di tutti gli italiani. Anziché pensare al PNRR come occasione irripetibile di riconversione.

D’altra parte Giorgetti ha avuto parole di preoccupazione sugli obiettivi ambientali che si sta dando l’Europa, ma non perché non siano sufficientemente stringenti per l’ambiente, piuttosto perché potrebbero non essere finanziariamente sostenibili per le imprese! Come se non bastasse ha sostenuto un intervento in Europa affinché si allarghino le maglie degli aiuti di Stato per consentire di elargire fondi alle grandi aziende…      

Dopo decenni di disastri si prospetta ancora uno sviluppo economico a prescindere dalle persone e dai territori, in considerazione unicamente del profitto: è questa l’Europa verde prospettata da Giorgetti e senza alcun contraltare da parte del Ministero della Transizione Ecologica. Un futuro verde lega anziché verde e basta.

Tutto questo, ovviamente, troverà la nostra più ferma opposizione e servirà a misurare, realmente, quella di comune e regione.