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Appello alla pace e al riconoscimento dello stato palestinese

Il mondo sta attraversando una difficilissima fase di tensioni che, alimentata da personalità inclini alla sopraffazione, stanno aprendo sempre più fronti di guerra, facendo saltare equilibri geo-politici già precari e mal gestiti. Lo rimarchiamo ancora una volta: con la guerra c’è solo morte e distruzione, senza la pace, non ci sono diritti. La storia insegna che i peggiori accadimenti dell’umanità sono avvenuti perché chi poteva far qualcosa, anche solo denunciare, si è voltato dall’altra parte.

Per questo la nostra associazione, pur non occupandosi direttamente di geo-politica e pur nel nulla delle sue possibilità, intende usare i propri canali per fare sensibilizzazione sulla questione israelo-palestinese prendendo posizione anche in questo caso, come sempre, senza timore.

Troviamo del tutto intollerabile quanto sta accadendo in Medio-Oriente e facciamo un’enorme fatica a intenderla come una guerra, come definita da tutti i media occidentali. I fatti dicono che si tratta di un attacco spropositato e unilaterale all’autonomia palestinese e alla stessa esistenza del suo popolo, da anni vessato da un’estrema povertà e da soprusi politico-territoriali tollerati dagli stessi stati che giunsero agli accordi del 1967. Le azioni terroristiche perpetrate a ottobre da Hamas non valgono a giustificare in alcun modo quanto continua ad accadere, sotto gli occhi di tutti, da ormai otto mesi. Come non possono essere una giustificazione le tensioni pluridecennali fra i due popoli.

Se non si arresterà subito Israele, di popolo ne resterà uno solo, giacché quello in corso in Palestina è un genocidio di massa conclamato e più volte denunciato dalle organizzazioni umanitarie che coraggiosamente operano nell’area. La soluzione non può che essere l’istituzione formale dello stato palestinese, in convivenza pacifica e paritaria con quello israeliano. Per questo, pur estremamente scettici sulle intenzioni del Governo italiano, auspichiamo e chiediamo con forza che anche l’Italia proceda con il riconoscimento formale dello stato di Palestina, raccogliendo l’esempio di paesi come la Spagna, la Norvegia, l’Irlanda e di altri 143 dei 193 paesi membri delle Nazioni Unite.

La questione è certamente assai complessa, non solo per ragioni storico-politiche, ma anche per gli interessi di parte dell’Occidente che non aiutano certamente a percorrere strade di pace e di pari dignità fra i due popoli. Ma tale complessità va urgentemente riportata in ambito diplomatico, contemperando le legittime rivendicazioni dei palestinesi, senza alcuna aggressione o belligeranza.

Occorre prendere posizione e liberarsi dalle trappole con cui i tribunali mediatici riducono ogni opinione a becere strumentalizzazioni: essere per l’indipendenza della Palestina, non significa essere a favore degli attentati di Hamas, come non può essere faziosamente interpretata come antisemitismo la ferma condanna di chi, come noi, esprime la più ferma contrarietà nei confronti dell’Israele di Netanyahu.