Ambiente

Ambiente svenduto: le motivazioni della sentenza mettono in luce una situazione “agghiacciante”

Sono state rese note le motivazioni della sentenza del processo Ambiente Svenduto. Per quanto la situazione fosse ben nota, colpiscono le evidenze rappresentate dai giudici della Corte d’Assise di Taranto.

La costante opera di minimizzazione dell’impatto ambientale è definita “agghiacciante”. Si parla di connivenza a tutti i livelli istituzionali. I Riva hanno usato modalità “gestionali illegali”. Taranto, come altri luoghi simili, fu individuata come “zona economicamente arretrata” per realizzare grandi impianti industriali, senza che le “istituzioni preposte ai controlli” riuscissero ad esercitare “efficacemente le proprie prerogative” e senza alcuna considerazione per la popolazione costretta a vivere in un ambiente gravemente compromesso” ed “esposta a maggiori rischi per la salute”.

Un potere esercitato mediante una “costante opera di tacitazione di ogni voce discorde”, compresa quella dei sindacati, e “con la connivenza a tutti i livelli delle istituzioni pubbliche e private” e episodi di “collusione” e “corruzione” dei consulenti tecnici ingaggiati dalla procura.

La violazione delle norme ambientali attraverso “la sistematica alterazione e falsificazione dei dati” delle emissioni, oltre al “condizionamento, spinto sino alla corruzione, dei soggetti pubblici deputati ai controlli, delle istituzioni e della stampa”.

Fra le pagine della sentenza anche la consapevolezza che le responsabilità di tale sistema siano state anche maggiori rispetto a quanto le indagini siano riuscite a dimostrare.

Una sentenza che rende giustizia rispetto al passato e che tiene in piedi ancora tutte le enormi lacune e contraddizioni della situazione attuale. Siamo infatti di fronte ad una fabbrica che, come denunciammo in tempi non sospetti, oltre a produrre danni ambientali e sanitari, non risolve affatto neppure quelli economici, sociali ed occupazionali del nostro territorio.